Chieste condanne per oltre 150 anni per la tragedia di Rigopiano del 18 gennaio 2017. È giunta al termine la requisitoria della Procura di Pescara e sono state rese note le richieste di condanna: 12 anni per l’ex prefetto di Pescara, 6 anni per l’ex presidente della Provincia e 11 anni e 4 mesi per il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta. E ancora: 11 e 4 mesi anche per il tecnico comunale Enrico Colangeli, 10 anni per i dirigenti della Provincia Paolo D’Incecco, e Mauro Di Blasio, 9 anni per i dirigenti della Prefettura Ida De Cesaris e 8 anni per Leonardo Bianco.
Per la Procura pescarese è stato insufficiente il comportamento della Prefettura per la mancata tempestività ed efficacia nell’emergenza. “C’era l’inefficienza grave della Prefettura, non ci sono grandi depistaggi italiani: non c’è un anarchico che cade dal balcone della Questura, non ci sono tracce scomparse dal cielo di Ustica, non c’è una agenda rossa trafugata. Parliamo di un prefetto di provincia che lascia cadere nel vuoto una richiesta di aiuto”, uno dei passaggi del procuratore capo Bellelli. Le responsabilità sono diffuse secondo i pm, con richieste di condanna più basse per i dirigenti minori della Prefettura, indagati per depistaggio. (Aggiornamento di MB)
Rigopiano, la requisitoria del pm
Oggi, al tribunale di Pescara si è tenuta la requisitoria del sostituto procuratore Anna Benigni che ha aperto la fase dibattimentale del processo sulla tragedia di Rigopiano. Una sciagura che scosse il Paese intero: il 18 gennaio 2017 una valanga travolse il resort di Farindola. 29 morti e 11 persone salvate, tante vite spezzate per una dramma che poteva essere evitato.
“Il dolore che tutti hanno provato di fronte a questa tragedia è stato il motore di questo ufficio, e a questo dolore vogliamo dare una risposta”, l’analisi del sostituto procuratore in aula: “Non sempre gli enti hanno a cura l’incolumità o l’interesse collettivo – riporta Ansa – Comune o Prefettura, per esempio, avrebbero dovuto fare il loro dovere o impedendo la costruzione dell’hotel o evacuando la struttura, così come l’unica strada disponibile avrebbe dovuto essere pulita e questa era l’ultima possibilità di salvare le persone dell’hotel di Rigopiano”. Oggi, inoltre, per la prima volta in aula sono stati fatti tutti i nomi delle vittime della tragedia di Rigopiano e mostrati anche i loro volti.
“Rigopiano, fallimento di un intero sistema”
Grande commozione in aula a Pescara per il ricordo delle 29 vittime della tragedia di Rigopiano, il gesto del pm ha colpito i parenti delle persone che persera la vita. Tornando alle responsabilità, la Benigni ha punto il dito contro il sindaco e gli imputati del Comune di Farindola, rei di non aver posto in essere “quelle condotte che avrebbero evitato la realizzazione dell’Hotel in quell’area e comunque il contenimento della valanga attraverso adeguati strumenti”. Se si fossero attivati strumenti di conteniment, ha aggiunto, il disastro non si sarebbe verificato. Contestati a vario titolo il fatto di “non aver attivato la commissione valanghe, nonostante l’allerta meteo, di non aver adottato l’ordinanza di sgombero dell’ Hotel e di non aver segnalato l’isolamento”. Per il pm Andrea Papalia quanto avvenuto a Rigopiano è il fallimento di un intero sistema: “La Carta valanghe era un compito che spettava ai dirigenti della Regione Abruzzo, e quell’idea tempestiva e lungimirante è rimasta una buona intenzione senza risultati. Si è trattato di un ritardo inaccettabile. Da questo ritardo si deve partire, perchè di questa responsabilità si deve rispondere penalmente”.