Rigopiano, i familiari delle vittime del grave incidente, dopo l’ultima sentenza arrivata dal tribunale di Pescara, rischiano una denuncia e conseguente processo per reati di oltraggio a magistrato in udienza. L’ipotesi di risvolto giudiziario che potrebbe coinvolgere i presenti in aula durante l’udienza per il processo sul crollo dell’hotel a Rigopiano, dello scorso giovedì, è stata avanzata dalla Procura che in seguito alle proteste e al caos scatenatosi immediatamente dopo la lettura della sentenza definitiva, sta valutando l’avvio di un’indagine per accertare eventuali responsabilità di reato con l’accusa di varie violazioni del codice penale, comprese alcune aggravanti per minaccia.



La lettura della sentenza infatti è stata seguita da un vero e proprio disordine in aula che ha visto come protagonisti non solo i parenti presenti ma anche uno dei superstiti. Vari gli insulti e le minacce partite nei confronti del gup Gianluca Sarandrea, tra cui le accuse: “assassini” e “venduti”, la protesta ha reso necessario anche l’intervento delle forze dell’ordine intervenute per placare e trattenere i familiari. Ora per alcuni potrebbe scattare l’indagine giudiziaria.



Sentenza Rigopiano: familiari vittime sotto indagine per minacce a giudice

Le 25 assoluzioni, dopo decisione di condanna per sole 5 persone nel processo che vedeva coinvolti vari personaggi di spicco del panorama politico della provincia di Pescara, non sono state accolte positivamente dai familiari delle vittime della tragedia di Rigopiano. Ora grazie anche alle riprese delle telecamere di sicurezza del tribunale ed anche alla testimonianza di altri presenti; la procura di Pescara potrebbe avviare un’indagine per stabilire eventuali colpevolezze dei parenti. Il reato contestato è in primo luogo quello di “oltraggio a magistrato in udienza”, una violazione del codice penale che può comportare anche la pena fino a 5 anni di carcere.



Queste accuse potrebbero essere confermate anche con l’aggravante di minacce dai toni particolarmente violenti. Con frasi del tipo: “da chi ti sei fatto scrivere la sentenza?” rivolte al giudice subito dopo un applauso ironico e con gesti inequivocabili da parte di alcuni dei familiari delle vittime che avrebbero anche tentato di avvicinare fisicamente il giudice, prima di essere condotte fuori dall’aula dalla polizia.