La sentenza di primo grado sulla tragedia di Rigopiano è stata solo parzialmente riformata in appello. Dopo l’assoluzione di quasi tutti gli imputati, che scatenò la rabbia dei parenti delle vittime, i giudici della Corte d’Appello dell’Aquila, dopo quasi cinque ore di camera di consiglio, hanno condannato l’ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo, a un anno e otto mesi dopo che nel processo di primo grado era stato assolto. Sono stati condannati anche il tecnico comunale Enrico Colangeli e il dirigente della prefettura di Pescara Leonardo Bianco, anche loro entrambi assolti in primo grado. Invece, sono state confermate in appello 22 assoluzioni, tra cui quella dell’ex presidente della Provincia di Pescara, Antonio Di Marco. Il collegio dei giudici, presieduto da Aldo Manfredi, doveva decidere sui ricorsi presentati, a partire da quello della procura di Pescara contro l’assoluzione per 25 dei 30 imputati. La tragedia di Rigopiano è avvenuta il 18 gennaio 2017 ed è costata la vita a 29 persone, morte nell’hotel travolto da una valanga.



«Questa novità ci ha ripagato di tutti i sacrifici, oggi abbiamo avuto una piccola prova che averci creduto ci ha fatto capire che tutti i sacrifici hanno avuto un senso, soprattutto quello di onorare i familiari delle vittime», il commento della sentenza di appello da parte di uno dei parenti delle vittime della tragedia di Rigopiano, come riportato dal Corriere. «Lo aspettavo il 24 gennaio per la sua festa di compleanno. Non è mai tornato. Qualsiasi sentenza non mi riporta mio figlio: ma loro potevano essere salvati. La giustizia è così», ha aggiunto la mamma del 33enne Alessandro Riccetti.



TRAGEDIA DI RIGOPIANO: LA SENTENZA DI PRIMO GRADO

Nel processo di primo grado sulla tragedia di Rigopiano furono condannati il sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta (2 anni e 8 mesi), i dirigenti della Provincia di Pescara Paolo D’Incecco e Mauro Di Blasio (3 anni e 4 mesi ciascuno), l’ex gestore Bruno Di Tommaso e il geometra Giuseppe Gatto (sei mesi ciascuno). Le loro condanne sono state confermate in appello. L’accusa di disastro colposo cadde per molti dei principali imputati, come appunto dall’ex prefetto Francesco Provolo, per il quale il pool della procura aveva chiesto 12 anni, e l’ex presidente della Provincia di Pescara Antonio Di Marco, per il quale invece erano stati chiesti 6 anni. Furono assolti anche tecnici e dirigenti regionali in uno scenario di diffuse responsabilità, secondo l’articolato impianto accusatorio, su vari fronti: permessi di costruzione dell’albergo, gestione dell’emergenza e dei soccorsi, fino alla presunta vicenda di depistaggio sulla telefonata di Gabriele D’Angelo, dipendente dell’albergo e una delle vittime, che aveva allertato la prefettura, fatta sparire.

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