Il patrimonio immobiliare alberghiero italiano, secondo il recente report di World Capital e PKF Hotelexperts, si aggira intorno a 117 miliardi di euro. Chi potrà dire, nel 2021, quanta parte di questo tesoro sarà finita in mani straniere, o in quelle di speculatori, di finanzieri borderline, professionisti del riciclaggio, di malavite sempre più organizzate? Le proiezioni sono già oggi abbastanza evidenti, e non solo in Italia. In Spagna, ad esempio, si sta assistendo all’offensiva dei fondi di investimento internazionali per aggiudicarsi strutture medio-grandi messe sul mercato a prezzi stracciati, dopo lunghi mesi di sofferenze, con stanze deserte e spese vive sempre più difficili da sostenere. Nelle nostre regioni, praticamente in tutte, si registrano le stesse svendite: sempre a titolo esemplificativo, nel riminese si contano 300 hotel in offerta. Ma il fenomeno è forse ancora più evidente nelle grandi città, con strutture anche storiche che stanno passando di mano, mentre i conti sprofondano sempre più in un desolante rosso: in ottobre la filiera-turismo italiana, secondo Confcommercio, ha superato il -75%.



Provvidenze, bonus e ristori bis, ter eccetera a parte, c’è chi si è rivelato più attivo nel tentare di arginare concretamente questa deriva di dissipazione immobiliare. Come Cassa depositi e prestiti, che nel Fondo nazionale del turismo ha previsto un rafforzamento del supporto alla valorizzazione delle strutture ricettive, con particolare riferimento agli alberghi storici e iconici su tutto il territorio nazionale. Un impegno fino a 2 miliardi di euro, 750 milioni di risorse Cdp, ulteriori fondi di investitori terzi, e 150 milioni dal ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo attraverso il fondo istituito con il Decreto Rilancio.



Ma si sta rivelando ben vigile e attivo anche il gruppo TH Resorts (peraltro partecipato al 46% proprio da Cdp), che ha appena annunciato di aver acquisito la gestione per i prossimi 18 anni del Beach Resort Baia degli Dei a Le Castella in Calabria, implementando gli asset aziendali, già forti di 31 strutture e 6.800 camere dislocate nelle più belle località della penisola. Le Castella è sinonimo di spiaggia e mare incontaminati, binomio che non mancò di attrarre nel tempo strutture importanti, ma è anche zona dove gli impegni si sono dovuti spesso scontrare con difficili, a volte insormontabili, “condizioni ambientali” avverse, tanto da deprimere anche i più tosti rischi d’impresa.



Oggi qualcosa è cambiato, il rilancio della Baia degli Dei può garantire non solo la riqualificazione turistica del quadrante, con la relativa attrazione dei flussi e la loro ricaduta benefica, ma anche lavoro in un territorio dove il lavoro non abbonda. Il resort (200 camere) vanta tra l’altro esclusive davvero uniche tra i villaggi vacanze calabresi: una spiaggia privata accessibile solo dalla struttura, una spa con centro benessere, una piscina riscaldata.

Nonostante tutto questo, sarebbe comunque lecito chiedersi, nelle attuali incertezze, quale sia il propulsore che spinge a investimenti simili. Una risposta oggettiva arriva dal Centro Einaudi, che nella sua ultima Lettera economica prevede dalla prossima estate, con la somministrazione dei vaccini anti-Covid, una “ripresa a V”, ossia una risalita in verticale dopo il superamento dell’imo, il punto più basso e peggiore della crisi. Su questa lunghezza d’onda anche lo stesso presidente di TH, Graziano Debellini: “Nonostante la grande preoccupazione sulla tenuta del comparto i nostri obiettivi rimangono ambiziosi. Crediamo che sia proprio questa l’ora di non ristagnare nelle difficoltà e nell’incertezza, ma di investire nel rilancio del settore. Questa sarà la prima di una serie operazioni che ci consentiranno di raddoppiare il fatturato in tre anni“. Un fatturato che già negli ultimi tre anni ha registrato una crescita esponenziale: secondo l’Osservatorio Horwath 2019, nel 2018 TH Resorts è la prima catena alberghiera in Italia nel segmento leisure per numero di camere, con una posizione di leadership predominante nel segmento montagna, con una quota di mercato pari al 23% circa.

Una terza risposta, infine, la si può trovare nel Sun Travel Awards 2020, il sondaggio che ogni anno il tabloid inglese propone ai suoi lettori, dedicato anche al settore turismo, selezionando tra l’altro le destinazioni ritenute “migliori”. Nell’ultima, recentissima edizione l’Italia è per la prima volta al primo posto (superando Stati Uniti e Grecia), con una specie di plebiscito che l’ha votata, malgrado qualsiasi emergenza sanitaria, quale migliore soluzione per le vacanze, con un primato dovuto a relax, sicurezza, bellezze naturali, mare, borghi, città d’arte. Insomma, con una stagione invernale definitivamente compromessa dalle limitazioni e dalle chiusure, sembra davvero che qualsiasi piano industriale possa concretamente basarsi su una possibile, grande ripresa nella prossima estate, che potrà tenere conto delle recenti esperienze maturate durante la crisi, adottando al meglio procedure e precauzioni per le nuove vacanze 2021, all’insegna della sostenibilità.