Una corsia preferenziale per le vaccinazioni degli addetti che operano nel turismo, per garantire servizi Covid-free. L’estensione del superbonus per le ristrutturazioni anche al settore alberghiero. Un passaporto vaccinale non obbligatorio, ma utile per accedere ai privilegi riservati a chi è già vaccinato. Sono tre obiettivi che il neoministro Massimo Garavaglia ha imposto nel programma del suo nuovo dicastero. Una strategia condivisa praticamente da tutte le rappresentanze delle categorie coinvolte, una per tutte Federturismo Confindustria, la cui presidente Marina Lalli afferma di aver appreso “con soddisfazione le posizioni del ministro del Turismo Garavaglia, che ha ripreso e accolto le nostre proposte. Confidiamo di poter avere entro l’estate anche un documento digitale valido in tutti i Paesi che possa certificare la vaccinazione e consentire ai turisti di riprendere a viaggiare con maggiore facilità su scala mondiale senza però discriminare chi ne sia sprovvisto”.
Ma proprio sul passaporto vaccinale (fortemente sponsorizzato dalla Grecia, dove il turismo vale poco meno del 20% del Pil) si sono già accumulate le prime nubi, data la difficoltà di vietare i viaggi a chi non è ancora vaccinato, e visto il ritardo nelle procedure di vaccinazione che si stanno registrando in tutta Europa, un ritardo (a oggi solo l’8% degli europei ha ricevuto la dose) che minaccia di compromettere l’inizio in sicurezza della prossima stagione estiva.
Nel frattempo, in mancanza di una linea comune (ma è proprio questa purtroppo ancora una volta la vera linea comune europea), ogni Stato deciderà da sé, così come sull’apertura o meno delle frontiere, delle quarantene, degli obblighi sui tamponi e via dicendo, compromettendo la seconda estate consecutiva in era Covid con le medesime incertezze che caratterizzarono le vacanze di un anno fa. Tentennamenti inevitabili, in balia come siamo della variabilità dei contagi, ma che ovviamente spostano le prenotazioni sottodata, impedendo all’industria dell’accoglienza una programmazione adeguata alle richieste (personale, approvvigionamenti, servizi), che spessissimo piovono all’ultimo minuto.
Saltata a piè pari la stagione invernale, tutti confidano adesso nell’estate, dunque, ma molti ammettono a denti stretti di aspettarsi una ripresa concreta solo il prossimo anno, come ha ammesso Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, che però ha anche sottolineato il fatto che due anni di fatturati con cali del 70-90% non li possono sopportare in molti. Da qui la necessità, secondo Federalberghi, di nuovi interventi, come linee di credito a garanzia pubblica o sgravi fiscali per chi reimmette lavoratori in cig.
Garavaglia per adesso prende nota: si vedrà a breve quanto riuscirà a mettere a terra. Nel frattempo, si comincia a delineare la fisionomia del nuovo ministero del Turismo (con portafogli ma senza sottosegretari), con l’organigramma stabilito dal Decreto Ministeri, che vede (dal 31 marzo) il trasloco di direzione con quattro dirigenti dal Mibact (che diventa MiC) al nuovo MiT. Ma così come succede nel calcio, dove ognuno si sente sportivo perché vede le partite alla tv, o si professa mister nelle discussioni al bar (sport), nel turismo chiunque abbia fatto almeno una gita fuoriporta si sente attrezzato per dire la sua, spesso confondendo prospettive e settori. La nascita del MiT, infatti, ha registrato non solo pareri unanimi dall’intero comparto, ma anche qualche critica da altri commentatori, che accusano lo spacchettamento del ministero dal perimetro MiC quale volano per incentivare gli interessi del turismo a scapito di quelli del paesaggio e della natura.
Ovviamente, i dubbi sono arrivati da esperti di territorio e ambiente, impegnati per professione nella salvaguardia di questi patrimoni, ma non dei posti di lavoro e dei bilanci dell’industria turistica e della sua lunghissima filiera. È però significativo l’impegno dichiarato e a volte già attuato dagli operatori del turismo nell’intraprendere un difficile percorso di rinascita modulato proprio nella sostenibilità, nella valorizzazione delle destinazioni, nel rispetto dei territori, nell’inversione dell’overtourism, con la destagionalizzazione e la valorizzazione di location altre. Un impegno preso “in proprio”, autonomo, senza linee guida concertate dall’alto, senza imposizioni e senza particolari incentivi: è una cultura d’impresa che sta crescendo nell’industria del turismo e che proprio il nuovo ministero sarà chiamato a guidare e sollecitare nell’interesse generale, quindi anche dei patrimoni artistici e naturali del Belpaese.