Pasqua? Tutti a casa. Almeno stavolta lo si sa in anticipo: il nuovo Dpcm annunciato entrerà in vigore dal 6 marzo per proseguire fino a martedì 6 aprile. Ergo niente viaggi, né weekend allungati, né pranzoni allargati. “Non ci sono le condizioni per allentare le misure precauzionali”, ha detto il ministro alla Salute Speranza. E in effetti i numeri in risalita e l’espandersi delle varianti del virus spingono alla prudenza rigorosa, come avviene (in maniera ancor più tassativa) in altri Paesi europei.



La conseguenza più immediata – oltre alla depressione per una seconda Pasqua blindata, che smentisce ogni rapido “ce la faremo” o “andrà tutto bene” sui drappi arcobaleno esposti l’anno scorso sui balconi di tutt’Italia – è che la ripartenza del turismo e della sua lunga filiera (industria che vale il 14% del Pil, 232 miliardi, per oltre 3 milioni di addetti) ancora una volta è rinviata. “Al momento non la vediamo proprio: la prospettiva della prima vacanza degli italiani è a fine maggio o giugno”, dice Alberto Corti, responsabile del settore turismo di Confcommercio, valutando le rilevazioni mensili Swg. “Il 28% degli intervistati dice che farà una vacanza media tra i 3 e i 7 giorni tra giugno e luglio e una più lunga, oltre 7 giorni, tra luglio e agosto”.



Pasqua rappresenta circa il 10% del fatturato annuo di un’impresa turistica. Dopo la soppressione della stagione invernale, con impianti di risalita e conseguentemente alberghi chiusi, è un’altra mazzata su un comparto che sta arrivando alla soglia della nuova estate stremato e assottigliato dalle tante chiusure forzate che si stanno continuando a registrare. Oggi ci si chiede “come” si affronterà l’estate, con quali frontiere aperte, con quali trasporti (treni ancora diradati? Aerei negli hangar?), a quali costi (il caro-biglietto è già adesso più che evidente) e con quali obblighi (tamponi, certificati di immunità, quarantene per chi, temerario, arriva dall’estero). 



Intanto, il nuovo ministro del nuovo ministero al Turismo, Massimo Garavaglia, è al lavoro per cercare di far quadrare un irriducibile cerchio, quello delle competenze sull’intero comparto, un’evidente frizione tra Stato e Regioni, alle quali il Titolo V della riforma costituzionale ha lasciato un’ampia giurisdizione. L’altro giorno il primo confronto “che ha sancito un metodo di lavoro fondato sulla concertazione per rilanciare il turismo nel nostro Paese”, ha commentato, alla fine dei lavori, Daniele D’Amario, coordinatore della Commissione turismo e Industria alberghiera della Conferenza delle Regioni (come riporta Regioni.it). “C’è la consapevolezza che occorra un gioco di squadra per risollevare un settore che più di altri ha pagato un prezzo alto alla crisi dovuta alla pandemia e rispetto al quale occorre un’azione rapida sul piano dei ristori. Così come c’è la certezza che proprio l’industria turistica sia quella che più di altri comparti può dare un contributo a rialzare il livello del nostro Pil”.

Sul tavolo di questo primo incontro è la necessità di (ri)costruire in tempi rapidissimi una governance del sistema turistico, considerando anche l’ipotesi di una cabina di regia per un confronto permanente. “Un secondo tema – ha aggiunto D’Amario – ha riguardato le grandi opportunità legate al Recovery Fund, lavorando su interventi strutturali per innovazione e digitale per migliorare l’offerta turistica italiana. Inoltre, abbiamo condiviso con il ministro un’agenda dei lavori del prossimo futuro. Un calendario intenso che passa per diverse fasi”. Alcune più semplici, altre finanziarie, altre strutturali: un piano di investimenti a fondo perduto affinché siano ammodernate le strutture ricettive; iniziative per facilitare l’accesso al credito; agevolazioni fiscali; sviluppo digitale con una piattaforma per la governance turistica della “destinazione Italia” attraverso un DMS (destination management system); qualità dell’informazione statistica con la creazione di un database delle strutture ricettive;  un piano di promozione turistica dell’immagine Italia nel mondo; investimenti specifici per puntare di più sulla sostenibilità; impegno nell’Unione Europea per la costituzione di un Fondo Europeo Speciale per il turismo; armonizzazione di standard di gestione dei servizi di informazione, accoglienza e assistenza turistica, garantendo standard ma valorizzando le peculiarità regionali; aggiornamento della normativa e  della regolamentazione turistica con un Testo Unico generale.

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