Le 23 aziende di Piacenza si sono viste a riconoscere il diritto al rimborso delle accise sull’energia, che l’azienda elettrica ha prelevato fino al 2011 in qualità di sostituto d’imposta. Si tratta di un maxi rimborso di 700 mila euro che si aggiunge ad altre decisioni simili in tutta Italia quindi il consorzio in questione è formato da 23 imprese e ha vinto la causa presso il tribunale di Torino. Lo stesso consorzio proseguirà la battaglia legale anche di fronte il giudice di Milano.
Rimborsi sulle accise energia: contenziosi per 3,4 miliardi
Il 2022 era dunque l’ultimo anno utile per incardinare ricorsi relativi al periodo che va dal 2010 al 2012. Oltre il 2022 infatti sarebbe intervenuta la prescrizione. Il contenzioso potrebbe arrivare addirittura a 3,4 miliardi di euro.
La vicenda è legata alle addizionali sull’energia che sono state imposte alle imprese nel 1988 e poi sono state abrogate nel 2011. Queste addizionali sono state applicate direttamente dai fornitori di energia elettrica sul prelievo dell’energia fino a 200 mila euro al mese. Si tratta di pagamenti effettuati da tutte le imprese fino al 31 dicembre 2011, ultima data disponibile prima dell’abrogazione.
Quest’ultima è stata ottenuta anche grazie alla contrarietà dell’Unione Europea che ha dato una sterzata notevole con la direttiva 2008/118/ce ritenuta in contrasto con l’addizionale provinciale e comunale sull’accisa sulle energie elettrica.
La Corte di Cassazione con le tre sentenze seguenti: 27099/2019; n. 27101/2019 e n. 29980/2019 conformi i giudici di legittimità hanno riconosciuto inapplicabile la norma istitutiva dell’addizionale sull’accisa dell’energia elettrica, proprio perché riconosciuto il contrasto con la direttiva 2008/118/Ce. Ma i giudici hanno fatto un passo ulteriore, che ha dato vita a una pioggia di ricorsi. I giudici hanno riconosciuto il diritto al rimborso di quanto versato direttamente all’erogatore del servizio ma anche, eccezionalmente anche nei confronti dell’amministrazione, dove ad esempio il fornitore poteva risultare fallito.
Rimborsi sulle accise energia: prescrizione fissata a 10 anni dall’ultimo pagamento
La corte di Cassazione ha fissato poi un termine di prescrizione di 10 anni dal pagamento e non di decadenza. Ecco dunque che c’è da aspettarsi ulteriori pronunce in arrivo. Un tema chiave su cui si gioca proprio l’entità dei ricorsi sulle aziende che a loro volta si rifanno sullo stato.
Il contenzioso in essere, si fonda sull’insorgenza del diritto a ottenere la restituzione delle addizionali versate nei periodi precedenti alla sua abrogazione. Il contenzioso si concentra sulla ripetizione dell’indebito tra i consumatori finali che pretendono il rimborso del tributo e i fornitori che esercitano la rivalsa.
La stima ammonta a circa 115 milioni di euro, anche se le addizionali applicate negli anni 2010 e 2011 arriva a oltre 3 miliardi di euro.
Oltre al caso di Piacenza, ad esempio, a luglio 2022 la corte di appello di Trieste si è pronunciata condannando l’azienda fornitrice di energia elettrica a rimborsare al consumatore finale la somma, in quel caso, di euro 25.293,62 oltre agli interessi moratori al tasso legale e alle spese di causa. Si segnala infine che con due diverse indicazioni il collegio arbitrale di Vicenza e il tribunale di Udine hanno rimesso la questione alla corte costituzionale. La consulta ha avuto modo di intervenire nel 2021 con la sentenza numero 200 per chiedere al legislatore di intervenire sul punto della decorrenza della prescrizione per il recupero dell’accise energia nell’ipotesi di comportamenti omissivi.