Fare attività sportiva è molto importante (soprattutto se si comincia da piccoli), molte famiglie italiane si trovano economicamente impossibilitate dall’iscrivere i loro figli in palestra oppure nei centri sportivi: allora sorge spontaneo domandarsi: ma non è possibile ottenere un rimborso sulle spese sostenute per i figli che fanno attività sportiva? Effettivamente a chiarirci ogni dubbio c’è l’articolo 51, comma 2 lettera f-bis del TUIR, il Testo Unico delle Imposte sui Redditi.



Rimborso spese attività sportiva: quando è realmente possibile?

Data l’importanza dello sport – a livello psicologico, fisico e sociale – l’Agenzia delle Entrate ha predisposto una soluzione da far valere come welfare aziendale per i dipendenti e permettere in qualche caso il rimborso dei costi sostenuti per l’attività fisica.



La norma dell’Ade fa ben sperare visto che oltre al rimborso l’agevolazione non concorre alla formazione del reddito per i genitori, così come previsto dalla Legge che dice:

Le somme, i servizi e le prestazioni erogati dal datore di lavoro alla generalità dei dipendenti o a categorie di dipendenti per la fruizione, da parte dei familiari indicati nell’articolo 12, dei servizi di educazione e istruzione anche in età prescolare, compresi i servizi integrativi e di mensa ad essi connessi, nonché per la frequenza di ludoteche e di centri estivi e invernali e per borse di studio a favore dei medesimi familiari.



Nei primi paragrafi abbiamo parlato di “casi specifici” al fine di poter ottenere il rimborso delle spese relative all’attività sportiva. Ma di cosa si tratta? L’agenzia delle Entrate ammette tale beneficio soltanto se lo sport in questione è inerente alla formazione scolastica del figlio.

Viceversa l’iscrizione in palestra oppure nei circoli sportivi non può essere rimborsata perché non in linea con il testo di Legge e circolare numero 238 del 2000.