Al padre novantenne sarebbe servita una trasfusione di sangue come percorso terapeutico, ma le figlie no vax si sono opposte e hanno fornito un categorico “no” al personale sanitario. È successo all’ospedale degli Infermi di Rimini la scorsa settimana e, come riferito dall’edizione locale de “La Repubblica”, il gesto delle due donne ha lasciato sbigottiti in struttura. Le figlie infatti si sarebbero opposte alla trasfusione dopo aver chiesto al personale medico se il sangue fosse proveniente da un vaccinato e, venendo a conoscenza che la donazione è anonima, le due hanno scelto di negare il percorso al padre.



Secondo quanto riferito dal quotidiano giovedì scorso le donne hanno bloccato il percorso del padre ultra novantenne perché pretendevano di sapere se il sangue era di un donatore vaccinato contro il Covid-19. Il timore delle due, stando al racconto dei sanitari, era che nel padre sarebbe stato iniettato l’Rna presente nei vaccini più comuni utilizzati in questo periodo. A nulla è servita la spiegazione dei medici circa la donazione anonima, con le figlie contrarie al vaccino che hanno proseguito per la loro strada al categorico rigetto della situazione lasciando così il padre degente senza la trasfusione necessaria.



Rimini, no vax si oppongono a trasfusione per il padre: “Notizia sconcertante”

Oltre alla reazione del personale medico presente all’ospedale di Rimini, non è mancata quella del Centro Nazionale Sangue che si è detto sconvolto dell’accaduto il direttore Vincenzo De Angelis: “La notizia è sconcertante. Sostenere teorie che mettono in dubbio la sicurezza delle trasfusioni, oltretutto in un periodo in cui si registrano carenze di sangue, e’ pericoloso, potrebbe allontanare dalla donazione persone che invece sarebbero interessate”.

De Angelis ha poi sottolineato: “Ribadisco come abbiamo sempre sostenuto, che il sangue dei vaccinati è esattamente identico a quello dei non vaccinati. Si può donare, e ovviamente ricevere, in completa sicurezza”. Appresa la notizia, anche il virologo Roberto Burioni ha voluto dire la sua, affidando a Twitter il personale sfogo sull’accaduto: “Siamo alla follia. Pura follia. E ci rimettono come sempre i più deboli, come questo paziente ultra novantenne”.