Antonio Maria Rinaldi e Antonio Misiani a confronto a Coffee Break sulla tanto discussa tassa di successione. Il leghista ha stroncato la proposta targata Partito Democratico, difesa a spada dall’ex viceministro all’Economia: «I giovani sono i grandi perdenti di questa crisi, erano i grandi perdenti della crisi precedente. E’ arrivato il momento di restituire: la proposta della dote è l’idea di dare anche ai figli delle famiglie meno abbienti di poter decidere le proprie scelte».
«Serve a dare autonomia a ragazzi che oggi non ce l’hanno», ha precisato Antonio Misiani: «E’ facile dire di farlo a debito, ma se lo facciamo carichiamo sulle spalle di questi ragazzi dei debiti che dovranno pagare in futuro. E’ più serio dire prendere i soldi riducendo dei privilegi. Non vogliamo introdurre una nuova tassa, c’è già in Italia, ma le aliquote sono basse: non vogliamo appesantire il carico sulle eredità normali, ma persone molto ricche. Chiediamo a loro il sacrificio».
TASSA DI SUCCESSIONE, LO SCONTRO MISIANI-RINALDI
Nel corso del suo intervento, l’esponente del Partito Democratico ha precisato: «Se sono compresi i patrimoni immobiliari? La base imponibile non cambierebbe rispetto alla situazione attuale, non c’è nessun cambiamento per quanto riguarda i patrimoni». Le parole di Misiani sulla tassa di successione non sono passate inosservate ad Antonio Maria Rinaldi: «Il livello di tassazione globale degli italiani è più altro rispetto a quelli di altri Paesi, quindi non c’è omogeneità nel giudizio. Poi noi sappiamo che gli italiani sono i campioni del mondo di possesso di case. La proposta di Letta non tiene conto di elementi tecnici, considerando che i patrimoni sono già blindabili. I grandi patrimoni sono già blindati». Poi la stilettata di Rinaldi: «Voglio fare una battutaccia: ho ricevuto molte telefonate e mi hanno chiesto se Letta fosse un nostro infiltrato, considerando che ogni volta che parla porta acqua al mulino degli italiani».