Non vogliamo essere una voce fuori dal coro, ma semplicemente obiettivi. I numeri, e il loro corretto utilizzo, rappresentano quanto di più oggettivo, riscontrabile, e verificabile anche a distanza di molto tempo. In alcune situazioni serve una accurata interpretazione, ma, in questo nostro caso, i valori che saranno rappresentati non ne prevedono alcuna.



La cronaca di queste ultime ore – giustamente – evidenzia come il prezzo della benzina abbia toccato importanti soglie di prezzo con valori superiori ai 2 euro al litro. Alla base di questa impennata, il fattore scatenante, è essenzialmente riconducibile al mancato rinnovo delle esenzioni da parte degli Usa all’export proveniente dall’Iran. L’intervento degli Stati Uniti prevede sostanzialmente l’esclusione di poter comprare petrolio direttamente da Teheran. Uno stop che vede coinvolte otto nazioni – tra cui il nostro Paese -, ma è doveroso sottolineare come l’Italia figurava nell’elenco dei paesi esclusi già dal 2018. Questa imposizione americana arrecherà certamente danni a diversi paesi tra i quali: la Cina, l’India e la Turchia. Sulla scia di questo provvedimento, il prezzo del greggio è salito repentinamente raggiungendo i massimi degli ultimi 6 mesi.



A seguito di questo importante fattore economico emerge – giustamente (lo vogliamo ribadire) – l’obbligo di sottolineare quanto stia accadendo sul fronte dei nostri consumi più diretti: il prezzo della benzina è decisamente una voce di costo che ha un serio impatto sul nostro bilancio famigliare. È indubbio il valore che si è registrato in alcune zone d’Italia: i sopracitati 2 euro si sono visti, si sono pagati, e soprattutto si sono “sentiti” ancor più sul finire di questo periodo festivo. Nessuna obiezione. Si ritiene però prematuro “gridarne” l’incremento al pari di un evento sistemico che coinvolgerà il nostro Paese soprattutto in un delicato momento come quello che si sta attraversando e si attraverserà inesorabilmente nell’arco delle prossime settimane. A tale nostra considerazione, solo i numeri possono fornire un concreto e valido supporto.



Consapevoli che il prezzo della benzina incorpora diversi voci (prezzo netto d’acquisto, accisa sui carburanti e Iva) è bene rilevare come i rincari – e al tempo stesso le diminuzioni – del prezzo del petrolio non hanno mai “ripiegato” la stessa variazione percentuale (al rialzo o al ribasso) a quanto finora abbiamo sostenuto in termini di costo del carburante.

Comparando le serie storiche del prezzo della benzina rispetto all’andamento del petrolio (Wti convertito in euro) emerge un’evidente correlazione ma solo in termini relativi. L’analisi della dinamica dei corsi evidenzia – di fatto – un andamento simile (da qui l’assonanza solamente “relativa”), ma, dal punto di vista assoluto (ovvero la variazione percentuale nelle singole fasi di ritracciamento e rivalutazione), non trova alcun raffronto nelle singole rilevazioni registrate.

Estremizzando l’analisi, e impiegando i cosiddetti “macro-trend”, si può evidenziare: il prezzo del barile – dal novembre 1998 al giugno 2008 – è passato da 9,6716 a 88,8776 euro. Nel medesimo periodo, il corrispondente valore del nostro carburante è cresciuto da 8.976,40 a 15.121,30 euro (€/1.000 litri). Un ulteriore raffronto (sempre al rialzo) si ha con l’incremento tra il dicembre 2008 e il febbraio 2012: l’”oro nero” è partito da quota 31,9164 arrivando fino a 80,3708 euro. Di segno identico, ma di entità ben diversa, è quanto accaduto alla nostra benzina: da 11.208,8 a 17.378 euro (€/1.000 litri). Ultima e “più recente” rilevazione è quella intercorsa tra il febbraio 2016 e il settembre 2018. Il barile ha più che raddoppiato i propri prezzi passando da 31,0459 a 63,103 euro rispetto al nostro carburante che ha visto lievitare i suoi corsi da 13.781,8 a 16.422 euro.

Ovviamente non è incoraggiante sapere che il nostro portafoglio subirà un ulteriore prelievo (inaspettato fino a qualche giorno fa): è palese tutto questo. Ma come tale considerazione sia evidente, è pur vero e ancor più doveroso e corretto, cercare di “disinnescare” un “inconscio collettivo” già turbato per altri e numerosi motivi. Per quanto rilevato non siamo né contenti, né soddisfatti, ma sicuramente siamo consapevoli.

Per la tematica in oggetto, e tenuto conto del delicato momento di vita che il nostro Paese sta vivendo (e attraverserà), viene spontaneo sottolineare come sia ancor più inopportuno “gettare benzina sul fuoco”.