Nel 2023 pranzi e cene natalizie rischiano di avere un sapore amaro per i borsellini degli italiani. Il consueto monitoraggio condotto da O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori sui costi dei prodotti tipici delle Feste ha, infatti, rilevato che le referenze alimentari rappresentano una delle categorie destinate a registrare i maggiori rincari: la stima è di rialzi medi del 12% contro un valore generale del 10,2%. A fare peggio – osserva sempre l’Osservatorio Nazionale Federconsumatori – sono solo gli addobbi natalizi e i regali di ultima generazione, che crescono rispettivamente del 19% e 14%.



L’aumento più significativo – rileva sempre Federconsumatori – toccherà le lenticchie: la confezione da un 1 Kg passerà dai 7,74 euro del 2022 ai 9,61 euro di quest’anno, mettendo così a segno un balzo del 24%. Ma da segnalare sono anche gli andamenti di torrone e frutta secca, protagonisti di un exploit del 23%: nel primo caso, infatti, la confezione da 250 gr arriva a costare 12,50 euro contro i 10,17 euro del 2022, mentre nel secondo il mix da 500 grammi si assesta a 9,81 euro contro i 7,98 dello scorso anno. Ma non solo. Restano importanti anche i rincari di altre pietanze tipiche delle Feste: lo zampone cresce del 17% (da 14,34 a 16,80 euro), il cotechino precotto del 13% (da 11,30 a 12,78 euro), il salmone del 10% (da 24,50 a 26,99 euro per la confezione da 300 gr), il panettone del 9% (da 13,40 a 14,60 euro) e il pandoro del 5% (da 13,90 a 14,62 euro). E non va meglio neppure sul fronte del beverage: lo spumante elite subisce un rialzo medio del 13%, passando da una media di 26,93 euro a 30,51 euro, il prosecco dell’8% (da 13,32 a 14,40 euro).



La buona notizia è però che il food resta una scelta molto gettonata al momento di fare regali. Le opportunità del resto in Italia sono molte. Anche se – va detto – alcuni filoni sembrano raccogliere maggiore interesse: l’Osservatorio Nazionale Federconsumatori segnala in particolare miele, vini, formaggi, prodotti tipici e creazioni culinarie home made come marmellate, biscotti, liquori aromatizzati, che con buona probabilità si candidano a trovare più spazio sotto l’albero. A tutto vantaggio dei negozi di vicinato o dei punti vendita che commercializzano prodotti tipici e a km0: qui infatti si concentreranno gli acquisti dei doni alimentari.



Ma a farsi strada sono anche corsi di cucina, percorsi degustazione e kit per cene all’altezza di ristoranti stellati. Tanto che lo stesso Osservatorio si spinge a prevedere che complessivamente le tipologie di doni legate ad ampio spettro al mondo alimentare conosceranno una crescita del 9% rispetto al 2022, anno che aveva già fatto segnare un forte aumento.

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