Prezzi delle materie prime alle stelle, difficoltà a volte insormontabili di approvvigionamenti e trasporto di materiali e prodotti, ma soprattutto folli rincari di gas ed energia elettrica, causati dalla forte domanda a livello globale, Cina in testa, e da una affrettata, confusa e ideologica svolta green imposta dall’Unione europea. Per i settori energivori il 2021 è stato un anno molto critico. E l’industria del legno non fa certo eccezione, tanto che oggi – come racconta Alessandro Saviola, presidente di Gruppo Saviola, il più importante trasformatore di legno di recupero al mondo, i cui pannelli ecologici sono utilizzati da centinaia di produttori di mobili in oltre 60 paesi – “costa di più l’energia della colla e del legno stesso. Sono aumenti, sia per il gas che per l’energia elettrica, che non hanno alcun precedente nella storia.
E purtroppo ci costringono, per mantenere le marginalità, a cercare di ribaltare sul mercato finale questi incrementi”. Ma in mezzo a tutto questo bailamme, proprio la storia di Gruppo Saviola mette in luce quanto una strategia rivolta alla sostenibilità, se ben programmata, guidata e implementata nel tempo, può offrire un vantaggio competitivo invidiato da mezzo mondo.
Oggi quanto incidono le bollette del gas e dell’elettricità su un settore energivoro come l’industria del legno-arredo?
L’energia nel nostro settore, la produzione di pannelli truciolari, rappresenta un costo chiave. Oggi, con i prezzi attuali, la sua incidenza sul costo diretto del prodotto è pari a circa il 40%. Costa di più l’energia della colla e del legno stesso. Sono aumenti, sia per il gas che per l’energia elettrica, che non hanno alcun precedente nella storia. E avvengono mentre il mercato finale sta assorbendo importanti quantità di prodotto.
Anche in questa stagione caratterizzata dall’emergenza Covid?
Sì. Dopo i due mesi di fermo produttivo dovuti al lockdown del 2020, che hanno penalizzato i nostri risultati, le dinamiche sociali legate alla pandemia hanno comportato un aumento della domanda, perché – banalmente – le persone restano più a casa e viaggiano di meno, quindi indirizzano i loro consumi verso l’arredamento. In più alcune agevolazioni, come il bonus mobili, e la ripresa del mercato immobiliare hanno garantito un impulso importante. E noi ne abbiamo beneficiato. Infatti, la domanda in questi mesi è stata molto sostenuta.
Che impatto stanno avendo questi assurdi aumenti sulla vostra attività?
Purtroppo ci costringono, per mantenere le marginalità, a cercare di ribaltarli sul mercato finale. E il timore è che lo stillicidio, ormai settimanale, di aumenti dei costi possa frenare la domanda, facendo sì che non tutti i preventivi di oggi possano poi sfociare in un ordine vero e proprio. La nostra preoccupazione è che nel tempo tutto ciò possa causare un effetto contrazione.
Lo vedete già?
Non ancora, abbiamo un portafoglio ordini molto abbondante.
Anche l’industria dell’arredo è in allarme per le fiammate dei rincari delle materie prime? E’ ancora difficile reperirle?
L’approvvigionamento è critico soprattutto per urea e melamina, materie prime chimiche che noi utilizziamo per produrre le resine.
Avete avuto fermi produttivi?
No, però si viaggia sempre sul filo: le difficoltà di reperimento non ci danno la possibilità di cogliere ulteriori opportunità e dobbiamo limitarci a servire i nostri clienti storici.
Problemi con logistica e trasporti?
Sì. Per qualche mese, causa rincari di trasporti e noli, da un lato abbiamo subìto incrementi dei costi, come sul prezzo dei ferramenti in arrivo dalla Cina, e dall’altro non siamo riusciti a spedire tutto quello che avremmo potuto. Oggi questa difficoltà permane, ma si è un po’ attenuata.
Quanto durerà ancora questo caos?
Secondo alcune stime, questa situazione inflattiva delle materie prime dovrebbe durare per il primo semestre 2022, ed è quello che ci auguriamo. Non abbiamo una view del tutto negativa, anzi, però dubitiamo che il mercato possa mantenersi sui livelli del 2021.
Che soluzioni servirebbero per tamponare questa situazione?
Innanzitutto va potenziata la produzione di gas nazionale, per calmierare gli incrementi. In secondo luogo, dopo che il governo ha finora stanziato per contrastare il caro bollette 5 miliardi, servirebbe uno sforzo ulteriore. Infine, chiediamo la defiscalizzazione delle accise e dei costi extra che pesano, troppo, sulla bolletta.
Gruppo Saviola lavora con il legno riciclato. Gli aumenti dell’energia e le strozzature nell’approvvigionamento hanno inciso anche sull’economia circolare?
In effetti c’è stata in questi mesi una minor disponibilità di legno di scarto e quindi abbiamo registrato una diminuzione dei flussi.
Come avete fatto fronte a questo calo?
Continuiamo a investire nella raccolta del legno e nell’apertura di centri di raccolta, l’ultimo recentemente a Lione, per aumentare le fondi di approvvigionamento, non solo in Italia, ma anche all’estero. Oggi abbiamo 21 centri, di cui tre in Francia e uno in Svizzera. E contiamo di aprirne altri.
Secondo molti imprenditori e osservatori questa emergenza è legata anche al fatto che la Ue ha deciso una transizione green affrettata, confusa e un po’ ideologica. Il vostro gruppo dagli anni 70 produce riutilizzando e riciclando il legno post-consumo. Come si possono coniugare ecologia ed economia, senza che una danneggi l’altra, ma procedendo a braccetto?
Premesso che, anche per storia imprenditoriale, sono favorevole alle rinnovabili, è vero però che solo nel tempo ci daranno un beneficio, mentre al momento hanno favorito questi aumenti dell’energia. Detto questo, noi siamo partiti dal bisogno di reperire legno vergine, che mancava sul mercato italiano e la cui importazione da Francia e Ungheria avveniva a costi impossibili, rendendo il nostro business non più sostenibile, specie nei confronti dei nostri competitor esteri.
Da dove siete partiti?
Dall’intuizione di mio padre Mauro, cominciando a utilizzare il legno di scarto per produrre pannelli. E’ stato un percorso progressivo, costruito negli ultimi vent’anni. Abbiamo creato un network di raccolta del legno, che oggi può contare su 21 centri, 5mila convenzioni con le municipalità, 3mila container depositati sul territorio italiano e 100 automezzi di proprietà. E tutto questo ci consente di governare la filiera.
Con quali vantaggi?
Noi non compriamo legno, offriamo un servizio di smaltimento del legno, che è un materiale ingombrante. Quindi svolgiamo un ruolo sociale ed evitiamo l’abbattimento di alberi, acquisendo la materia prima a costi decisamente più bassi. Questo ci dice che una transizione ecologica in campo energetico non deve avvenire in modo violento, un po’ ideologico e poco programmato, perché produce risultati distorti.
Tradotto in numeri, quanto vale il vostro contributo alla tutela dell’ambiente?
Nel nostro processo produttivo utilizziamo l’equivalente di 10mila alberi al giorno, che altrimenti dovrebbero essere abbattuti, e ricicliamo circa un milione e 400mila tonnellate di legno all’anno su un totale di oltre 3,5 milioni in tutta Italia, cioè circa il 40-45%. Tenga anche conto che l’Italia ha il primato mondiale di riciclo del legno e il nostro gruppo è leader mondiale in questo campo. Siamo un modello sul riciclo del legno che è invidiato in tutto il mondo.
Tenete monitorare le vostre performance green?
La nostra storia parla chiaro: sui temi ecologici noi abbiamo sempre badato prima alla sostanza e poi alla forma. Adesso cerchiamo anche di allinearci alle migliori best practice, redigendo, dal 2019, un Bilancio di sostenibilità e avendo nominato un comitato interno Esg che coordina tutte queste attività.
Quanto conta per voi la Ricerca & sviluppo?
E’ fondamentale. Abbiamo un laboratorio di R&S dove vengono testati tutti i prodotti chimici e le nuove resine. La tecnologia per modificare gli impianti, così che possano lavorare il legno post-consumo, fa ancora la differenza.
Perché?
I nostri concorrenti esteri stanno inseguendo il nostro modello, ma mentre noi ricicliamo il 100% loro arrivano al massimo al 30%, i più bravi al 40%. E’ un vantaggio competitivo che abbiamo costruito negli anni, fatto di prove, esperienze, investimenti importanti, non solo nel campo degli impianti di produzione, ma anche della colla. Il fatto di essere un gruppo integrato verticalmente ci ha aiutato a fare ricerca integrata, perché è difficile realizzare un buon prodotto con legno riciclato senza una buona colla che tiene insieme le particelle. Una colla diversa da quella che si utilizza per il legno vergine, già resinoso di suo.
Che cosa vuol dire per lei fare innovazione?
Abbiamo un team di ricercatori sulla parte legno che non solo fa ricerca interna, ma anche assistenza tecnica post vendita presso i nostri clienti e i nostri competitor a cui vendiamo le nostre colle. E questo non è così banale né scontato. Così facendo, però, portiamo in giro le nostre esperienze, ma nel frattempo ci confrontiamo con altre realtà e settori, torniamo ogni volta più arricchiti. Non bisogna essere mai autoreferenziali.
Che cosa vi aspettate dal 2022?
La nostra ambizione è poter bissare il 2021, che per noi è stato l’anno migliore della nostra storia. Non sarà facile, perché la tenuta di alcuni mercati di riferimento non è così certa.
Quali progetti siete pronti a mettere in campo?
Dal punto di vista industriale, stiamo lavorando al revamping e all’aumento di capacità produttiva del sito di Sustinente, in provincia di Mantova: è un investimento che vale circa la metà di quelli programmati nel nostro piano quinquennale. Abbiamo ancora qualche problema di snellimento autorizzativo e ci piacerebbe che l’iter burocratico fosse un po’ più veloce. In secondo luogo, è prevista l’installazione di una nuova pressa di nobilitazione dei pannelli. In terzo luogo, stiamo studiando una fibra particolare nel campo della life science. Infine, stiamo lavorando per migliorare la qualità dei nostri pannelli ecologici, o come realizzare biocolle.
(Marco Biscella)
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