A Storie Italiane il caso agghiacciante di un bimbo di 11 anni di Arzachena, in Sardegna, che è stato segregato per ben 6 anni in casa dai genitori e della zia. Poche settimane fa mamma, padre e zia sono stati condannati a otto anni di carcere, una condanna comunque inferiore a quella richiesta dai pm Luciano Tardini e Laura Bassani, per cui erano stati chiesti 15 anni di galera, 12 per il sequestro e 3 per i maltrattamenti. Il piccolo veniva maltrattato sia fisicamente quanto e soprattutto psicologicamente, così come emerso dalle carte agli atti. Il 29 giugno del 2019 era stato lo stesso bambino a chiedere aiuto al 112, ma inconsciamente in quanto stava cercando di mettersi in contatto con la zia: a quel punto sono intervenuti gli uomini delle forze dell’ordine, che hanno scoperto l’orrore in quella villetta in provincia di Sassari. Il bimbo era costretto a vivere senza un bagno, ma solo con un secchio per fare i suoi bisogni, in uno sgabuzzino buio e senza letto.
VILLETTA ORRORI ARZACHENA, LE PAROLE DELL’AVVOCATO A STORIE ITALIANE
Appena il piccolo ha capito di essere al sicuro, si è aperto con gli inquirenti, spiegando gli abusi psicologici subiti, ma anche le percosse e le minacce. Fra i tanti colpi subiti, anche quelli con un tubo di gomma, con tutto ciò che ne consegue. Ad ispirare la reclusione del bambino sarebbe stata la zia, che voleva correggere alcuni comportamenti che la stessa riteneva inadeguati. Subito dopo l’arresto la zia (che è una zia acquisita) ha ammesso le sue colpe, così come il padre 47enne e la madre 44enne. Hanno tentato il patteggiamento ma la richiesta è stata respinta. In collegamento con Storie Italiane l’avvocato del piccolo: “Le maestre riferivano alla mamma che il bimbo era molto vivace”. quindi la mamma lo puniva. A quel punto il bambino ha smesso di “denunciare” la sua situazione alle insegnanti. “Il rendimento era ottimo non c’erano segnali di disagio – ha proseguito il legale – era un bambino con intelligenza superiore a quella dei suoi coetanei, nonostante le molte assenze, essendo segregato in casa, lui si portava in pari e andava anche avanti rispetto ai compagni, e forse questo ha tratto in inganno i suoi insegnanti. Aveva certificazioni mediche per le assenze, il bimbo era affetto da dermatite, la mamma comunicava che doveva stare a casa per curare questa dermatite che poi era evidentemente da stress. Soffriva anche di alopecia, è stato vittima di una violenza inaudita e non aveva contatti con nessuno”. La condanna a 8 anni è quella giunta in primo grado, e bisognerà capire in appello se la pena sarà più grave o meno.