A Sassari l’azienda Graniti Bua decide di installare un impianto fotovoltaico da 112 kW con una produzione attesa di 160 MWh all’anno che coprirà il 60% del fabbisogno energetico. Masmec, azienda innovativa del Sud Italia nei settori automotive e biomedicale, aveva realizzato un impianto fotovoltaico da 500 kWp nel 2021 che ora gli permette un risparmio in bolletta di 150.000 euro e la riduzione di 335 tonnellate di emissioni CO2 ogni anno.
Le acciaierie Arvedi di Cremona e Trieste hanno puntato su diversi interventi che ora ne fanno una delle prime acciaierie al mondo a zero emissioni di anidride carbonica. Tra i principali investimenti ci sono quelli che riguardano il solare con due impianti di cui il più potente da 2,2 MWp. L’energia prodotta viene autoconsumata al 97%.
Sono tre piccoli e recenti esempi di come le Pmi italiane stiano puntando sul fotovoltaico non solo per una scelta ambientale, ma soprattutto per ridurre le voci di spesa relative all’acquisto di energia e per coprirsi le spalle da rincari come quelli che un anno fa avevano gettato nel panico la maggior parte imprese italiane, molte delle quali (lo ricordate?) avevano annunciato l’interruzione dell’attività dichiarando di non essere più in grado di reggere i costi.
Sembrano passati anni, ma nell’estate del 2022 molte acciaierie, vetrerie, cartiere e altre aziende energivore si erano trovate sull’orlo del baratro a causa degli aumenti del costo dell’energia dovuta a quell’impennata dei prezzi del gas che poi si sarebbe rivelata un’enorme speculazione a beneficio di pochi.
L’emergenza del 2022 ha spinto sempre più imprenditori italiani a considerare il fotovoltaico come un modo per mettere in sicurezza la voce relativa alla spesa energetica, e quindi in qualche modo difendere la propria competitività e scongiurare il rischio di altri aumenti sconsiderati.
I numeri ne danno una conferma lampante. Se consideriamo la taglia di impianti che vanno da 20 a 200 kWp (che in gergo si definiscono di “taglia commerciale”, ma che qui potremmo indicare come la dimensione adatta per le piccole coperture industriali), nei primi 7 mesi del 2023 in Italia sono entrati in esercizio circa 6.000 impianti fotovoltaici, contro i 2.200 dello stesso periodo del 2022. Un’accelerazione straordinaria. Considerando lo stesso periodo gennaio-luglio, per gli impianti con potenza da 200 a 1.000 kWp (e qui si parla di grandi coperture industriali) si è passati dai 400 del 2022 ai 1.100 impianti allacciati.
Ma oltre ai numeri, sta cambiando anche l’approccio al fotovoltaico. Se sino a poco tempo fa il dimensionamento dell’impianto era legato alla disponibilità di superficie del tetto, ora invece la maggior parte delle Pmi pianifica l’intervento a partire dal proprio fabbisogno: obiettivo, ridurre ai minimi termini l’acquisto di energia. E se il capannone non basta, si utilizzano altri spazi, ad esempio installando i pannelli solari come copertura dei parcheggi, sulle pensiline, se non addirittura a terra. È un cambiamento radicale, che dà la misura di come il fotovoltaico stia diventando un vero e proprio asset delle aziende più lungimiranti.
Oggi a disposizione delle Pmi ci sono diverse strade per diventare utilizzatori di energia solare. La più semplice (e vantaggiosa) è ovviamente l’acquisto di un impianto fotovoltaico con risorse economiche proprie. Un’alternativa è quella dei contratti PPA: si cede a terzi (ad esempio a una utility) l’utilizzo delle proprie coperture per l’installazione di un impianto fotovoltaico, sottoscrivendo un contratto per l’acquisto di una parte dell’energia prodotta a un prezzo fisso per una durata predeterminata. In questo caso l’impianto resta di proprietà del produttore mentre il cliente ha il vantaggio di acquistare energia a un prezzo più conveniente (e certo).
Una recente normativa, denominata Solar Belt, ha inoltre favorito la realizzazione di impianti fotovoltaici nelle aree industriali semplificando il processo di autorizzazione.
Le Pmi inoltre possono aggregarsi, anche con altri soggetti come privati o pubbliche amministrazioni, per realizzare le comunità energetiche: un innovativo modello di produzione e consumo di energia elettrica basato sulla condivisione degli impianti di produzione di energia e dei vantaggi che ne risultano.
Il successo che il fotovoltaico sta raccogliendo presso gli imprenditori italiani ne conferma ulteriormente il ruolo di fonte in qualche modo sussidiaria: perché acquistare altrove l’energia che ci si può produrre da soli e a prezzi minori? La convenienza e la libera scelta hanno una forza persuasiva eccezionale. Soprattutto in un momento come questo in cui sembrano profilarsi nuovi rincari.
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