Se per il costituzionalista Giuliano Amato non c’è il rischio di un’involuzione autoritaria del governo Meloni, perché la premier può temperare i nostalgici dalla sua parte, non la pensa così Rino Formica, che sulle colonne del Domani parla di un progetto da mascherare. La destra italiana, infatti, deve “essere parte della destra oltranzista europea che vuole spostare a destra la guida politica dell’Europa espellendo le forze socialiste e il centro alleato con la democrazia sociale”. Per riuscirci però usa due metodi. Uno riguarda la guerra: “In questo momento l’unica maniera di avere una legittimazione con le forze democratiche dell’occidente è lo schieramento pro Ucraina. Ma non ci crede”.



L’altro elemento che frena il disvelamento di tale progetto “è l’incertezza dell’esito delle elezioni europee e dell’incertezza di ciò che avverrà negli Usa”. Questo è il motivo per il quale la destra ora è attendista secondo l’ex ministro socialista. Nel frattempo, Elly Schleinappare debole nell’affrontare i nodi cruciali del mutamento della collocazione del Pd”. Dunque, Rino Formica ritiene “difficile che lei possa essere la guida di un largo schieramento che possa rimobilitare le forze dell’astensionismo e la riconquista delle forze sociali”.

RINO FORMICA TRA IPOCRISIE E SFIDE DELLA SINISTRA

Una debolezza evidente che ha una ragione profonda per Rino Formica: i partiti si fondano su pilastri come dottrina, organizzazione e formazione delle classi dirigenti, ma sono nodi per la sinistra. L’ex ministro PSI evidenzia anche il consenso a sinistra dell’intero ciclo repubblicano era anche di natura opportunistica. Ne è un esempio Massimo D’Alema. “Quando un leader come lui, che ha fatto il segretario del partito nato dal partito di Enrico Berlinguer, da pacifista diventa sensale del commercio delle armi, indipendentemente dall’esistenza di questioni penali, certo dimostra anche nel Pci vi era una classe dirigente spregiudicata e opportunista”.

Rino Formica torna dunque su Amato, che “oggi forse è uno di quei rari casi di chi ha sfruttato al meglio la mancanza e il vuoto dei partiti a sinistra di questi ultimi trent’anni: per ottenere tutto senza un partito politico, anzi giocando sulla crisi dei partiti politici”. Per rinnovare i partiti, dunque, serve per Formica una revisione culturale che riveda quell’illusione secondo cui i partiti costruivano società perfette. La sfida della sinistra è “mobilitare il dilagante astensionismo e sbloccare l’apatia delle nuove generazioni”. Ma deve anche convincere che “il potere politico non è il dominio delle tecnoburocrazie ma l’energia vitale che crea, rinnova, cambia le condizioni umane in libertà e verso un’uguaglianza che sarà sempre contrastata”.