RINO FORMICA “ABBATTE” LA SINISTRA SUL QATARGATE

Salvatore “Rino” Formica è ancora oggi a 95 anni uno dei più lucidi commentatori ed esperti di politica italiana: non solo perché l’ha vissuta in primo piano con il PSI ma perché ha il raro dono di dire/scrivere sempre quello che pensa, anche se ciò va contro “l’apparato”. Resta un convinto sostenitore della sinistra anche ben oltre i partiti attuali, specie il Pd che prende a “picconate” nella lunga intervista a “La Repubblica” dopo i primi atti del Qatargate europeo. «Sinistra non è all’altezza del Qatargate. Sento dire: “Devono pagare!” Ma è una reazione tartufesca. I cattivi maestri, in questa storia, devono pagare più degli alunni corrotti»: per l’ex senatore Formica quei “cattivi maestri” non sono altro che le “nomenklature” della sinistra che «non hanno vigilato, che hanno permesso che alla disciplina di partito subentrasse quella dei lobbisti. La mancata vigilanza è un errore molto grave in politica».



Formica non punta sul contenuto delle inchieste Qatargate, ma sul significato politico di quanto avvenuto: «Si tende a ridurre la vicenda a un fatto di debolezza personale, mentre è figlia di una decadenza delle istituzioni, nazionali e sovranazionali, che viene da lontano. Nessuno si chiede perché sono così permeabili». Il Qatargate secondo Rino Formica nasce da molto lontano, almeno da Tangentopoli: quello fu «l’inizio della crisi delle istituzioni, questo scandalo ne è la parte terminale». Il fatto che Antonio Panzeri abbia iniziato a fare affari con il Qatar – se saranno verificate le accuse attuali dopo l’arresto – secondo Formica nasce dal fatto che ad un certo punto «non ha più avuto un campo nobile in cui esercitarsi», e così si è «autodegradato a mestierante». Ma non è certo l’unico, spiega ancora l’ex Ministro PSI a “La Repubblica”: «Cozzolino è stato sospeso, ancor prima di essere indagato. Ma non viveva in un mondo a sé. Perciò parlo d’ipocrisia».



“PD? HA VITA BREVE. NON VOTO NESSUNO ALLE PRIMARIE”: COSA HA DETTO FORMICA

Secondo Rino Formica tutti i rappresentanti della sinistra ad alti livelli degli ultimi trent’anni dovrebbero fare ora un passo indietro: tesi forte che prende dentro tutti, dal Pd ai centristi fino ad Articolo 1 e Sinistra radicale. «Non hanno prodotto più un pensiero politico, ma neanche una difesa dei valori. Citano ancora Berlinguer. Ma Enrico è morto nel 1984 e noi siamo nel 2022», accusa pesantemente Formica non facendo nomi ma facendo ben intendere contro chi si scaglia (da Letta a D’Alema, da Veltroni a Bersani e Prodi, passando per Franceschini etc…). Secondo Rino Formica citare il segretario PCI non può più bastare: «Il moralismo non è più sufficiente se non sei stato capace di sostituirlo con l’etica pubblica».



Diretto è poi l’attacco a D’Alema che giusto negli scorsi giorni si difendeva sul “Corriere” dicendo di non essere un lobbista corrotto ma solo un onesto mestierante che compie accordi tra Paesi e istituzioni: «Offre un esempio negativo. Un uomo di Stato rimane tale sempre. Un rappresentante dell’élite politica di un Paese democratico è come il sacerdote di una comunità […] Tutto ciò autorizza il sospetto che il suo comportamento precedente sia stato insincero di fronte al mandato fiduciario degli elettori». Parla di tradimento della sinistra (sul fronte sindacale, sulle ong pro-migranti e sull’europesimo) e sembra gettare una sentenza di “morte” per tutti i partiti attuali: «In generale le forze politiche hanno abdicato alla loro autonomia, incapaci di dire un sì o un no. Pd sopravviverà? Temo che tutti i partiti esistenti avranno vite molto brevi». Ma Rino Formica resta comunque un “sognatore” della sinistra che fu: sdegna le prossime Primarie («Bonaccini o Schlein? nessuno dei due. È un balletto in famiglia») ma ritiene che la sinistra comunque «sia una cosa diversa dalle sue nomenklature. La sinistra è il popolo. E quindi immortale. Confido nei giovani».