Quando parla Rino Formica, si ascolta. Non fosse altro per l’esperienza del 93enne ex ministro socialista della Prima Repubblica. Le dichiarazioni rilasciate all’Agi dall’uomo che fu membro di spicco del PSI durante la segreteria di Bettino Craxi non lasciano però presagire nulla di buono per il futuro dell’Italia. Formica infatti non vede una ripresa semplice del nostro Paese dopo la crisi del coronavirus, e il motivo è presto detto: “Oggi domina la sfiducia tra i cittadini“. Formica smonta anche i pigri parallelismi che in questi mesi hanno rapportato la crisi economica seguita alla Seconda Guerra Mondiale a quella che stiamo vivendo a causa della pandemia: “Non mi pare che siano due fenomeni comparabili. Una è di causa naturale, l’altra era una causa politico-generale, nasceva dalle conseguenze della guerra. La comparazione non può avvenire sugli effetti: il danno economico c’è in tutti e due, ma il paragone deve avvenire sulle cause, che sono diverse. Per riparare gli effetti, bisogna vedere le cause. Oggi siamo in presenza di una ricostruzione non materiale, ma di modelli di vita, di organizzazione della società, di riorganizzazione di un settore delicato di cui sono state messe a nudo le difficoltà come la sanità. Quindi mi paiono due cose diverse sia nella comparazione delle cause che nella soluzione degli effetti“.
RINO FORMICA: “RIPRESA COVID NON SARA’ COME DOPOGUERRA”
Parole di saggezza quelle pronunciate nell’intervista all’Agi da un Rino Formica che rintraccia l’impossibilità di mettere a paragone l’Italia della seconda metà degli anni ’40 e quella odierna: “E’ molto difficile fare delle comparazioni a distanza di 70 anni. Tra l’altro sono passati secoli in realtà: ci sono state innovazioni di carattere tecnologico, il cambio dei modelli di vita, l’innalzamento del livello di culturale generale. Nell’immediato dopoguerra eravamo un Paese ancora di bassissima cultura, dove metà della popolazione parlava il dialetto“. Secondo Rino Formica, “la possibilità di ripartire dell’Italia, dipende dallo slancio che c’è nella parte che più ha subito e che è sofferente. E qui vedo una differenza con l’immediato dopoguerra: oggi domina l’elemento della sfiducia, allora dominava un elemento di fiducia. C’era uno slancio di volontà, oggi c’è una debolezza di questo slancio“. Formica fatica meno ad individuare uno dei principali nodi da sciogliere per favorire la ripresa del Paese, citando non a caso “il problema della classi dirigenti“, che “è innanzitutto quello di essere autorevoli, di godere della fiducia del Paese“. Oggi, ribadisce l’ex ministro socialista, “quello che manca è l’autorevolezza della classe dirigente. Ed è molto grave. In buona parte la classe dirigente che si era formata tra 1945 e 1948 era ignota al Paese, ma godeva della fiducia illimitata dell’intera società. C’erano contrasti politici e sociali, ma non c’era la sfiducia che c’è oggi sulle capacità delle classi dirigenti“. Questo, sottolinea Rino Formica, “è l’elemento più grave che abbiamo davanti e siccome le classi dirigenti incidono sulla vita delle istituzioni, oggi vedo una grave difficoltà delle istituzioni. Il 2021 sarà sicuramente un anno in cui emergeranno tutte le ragioni delle crisi istituzionali non risolte del nostro Paese: oggi tutti, governo, Parlamento ecc., fanno ciò che non è loro compito fare“.