Un incidente stradale 38 anni fa strappava alla vita Rino Gaetano. Questo non significa, però, che in questo tempo così lungo il ricordo e l’interesse per il pensiero e l’opera del cantautore calabrese sia andato perduto. Il genio non appassisce. E spesso si riconosce in un suo simile. Un esempio? Luigi Tenco:”Il Festival resta una passerella e come tutte le passerelle ti offre tre minuti per fare un discorso che normalmente fai in uno spettacolo di due ore. Così devi trovare un sistema. Da parte mia, ho scelto la strada del paradosso un po’ alla Carmelo Bene. Io penso che Luigi Tenco dieci anni fa sia morto di noia perché da ventotto anni Sanremo è sempre uguale, perché non c’è la buona intenzione di cambiarlo davvero”. Lo stesso discorso valeva per Enzo Jannacci:”Jannacci è stato un maestro, per me è un vero poeta, mi sento molto vicino al suo feeling. Come autore e personaggio di spettacolo è davvero grande. È uno che sa divertirsi, prendere le cose per il verso giusto e dire delle cose interessantissime. Prendi Giovanni telegrafista, dove risulta patetico con estrema eleganza”. (agg. di Dario D’Angelo)
RINO GAETANO SPIEGA “GIANNA”
In questa giornata dedicata alla Festa della Repubblica c’è spazio anche per un anniversario che riguarda uno dei simboli della musica italiana: Rino Gaetano. Moriva esattamente 38 anni fa, appena trentenne, dopo essere rimasto coinvolto in un incidente stradale in auto a Roma. E con lui andavano via anche quelle tesi spesso sopra le righe ma mai banali, implicite nelle sue stesse canzoni. Pensando a Rino Gaetano sono numerosi i titoli che saltano all’occhio ma certamente “Gianna” ricopre un ruolo saliente. In una sua dichiarazione ripresa oggi da Corriere.it, il cantautore spiegava la sua “Gianna”: “è una quindicenne che si pone un grande problema: mi politicizzo subito o aspetto di diventare donna, di crescere? Alla fine decide di fare tutte due le cose. È una bambina, magari un po’ cresciuta, che cerca un sacco di cose, cerca il suo principe azzurro, e questa volta lo identifica nei sindacati, nelle altre cose che le stanno intorno, però, visto che la sera è un po’ stanca, cerca l’amore”. Nel suo brano vi erano tutte le contraddizioni delle ragazze di allora che poi sono le stesse di oggi: “e non solo delle ragazze, ma di tutti noi. Io credo che siamo tutti un po’ confusi, quindi anche noi siamo portati a metterci sul podio e dire: “Alt, adesso io vi illustro le mie tesi”. Che chiaramente corrispondono alle mie illusioni”, diceva. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
38 ANNI DI VUOTO
Un vuoto lungo 38 anni quello lasciato da Rino Gaetano, geniale cantautore e leggenda senza tempo del panorama musicale nostrano. Era il 2 giugno 1981 quando l’artista crotonese rimase vittima di un terribile incidente stradale avvenuto nella notte sulla Nomentana a Roma. Quella fu anche la data che segnò il suo ingresso nel mito grazie alla sua personalità e alle sue canzoni, dissacranti, ironiche, innovative. Un’infanzia, la sua, non semplice e segnata sin da bambino da un trasferimento importante, la Crotone, sua terra di origine, a Roma all’età di 10 anni. La sua personalità si pose sin da subito in contrasto con l’ambiente della musica italiana di quegli anni. Lui, che tanto amava presentarsi come un cantautore, proprio per via del suo umorismo dissacrante usciva dai classici schemi racchiusi dietro questo termine. Impiegò due anni prima di pubblicare, nel 1974, il suo primo album ma dovette attendere l’anno seguente con “Il cielo è sempre più blu” prima di renderlo popolare. Con “Berta filava” fu aperta a tutti gli effetti la strada che lo rese riconoscibile al 100%. Fu poi il turno della hit “Gianna” che ancora oggi rappresenta uno dei titoli più amati di Rino Gaetano. Ma nel suo repertorio anche brani del calibro di “Ahi Maria” e “Mano a mano”. Quando il 2 giugno di 38 anni fa ci lasciava, Rino Gaetano aveva appena 30 anni.
RINO GAETANO MORIVA 38 ANNI FA: LE SUE CANZONI
Fortemente legato alle sue origini Calabresi, Rino Gaetano rifiutò sempre ogni forma di etichetta che tentarono negli anni di attribuirgli. Non si schierò mai politicamente ma non per questo nelle sue canzoni non mancarono i riferimenti e le critiche alla classe politica italiana del tempo. Il tema che però univa le sue canzoni era sempre quello degli emarginati, non quelli tradizionalmente riconosciuti come i sottoproletari, gli alcolisti, i drogati, quanto noi stessi. Questo lo ritroviamo anche in brani come “Mio fratello è figlio unico” e fu lo stesso Gaetano a spiegarlo in una delle sue tante dichiarazioni oggi riportate per l’occasione da Corriere.it. “A me piace esasperare le cose, amo i paradossi. Dire che mio fratello è figlio unico perché è convinto che esistono ancora gli sfruttati, i malpagati e i frustrati non è demagogia. Io analizzo la situazione dell’escluso, dell’emarginato della società e ne concludo che in fondo siamo tutti figli unici”, diceva. Ma Rino Gaetano parlava anche d’amore ma ancora una volta a suo modo: “Non ho mai raccontato una storia d’amore mia, perché raccontare i fatti miei può anche dare fastidio alla donna che sta con me, potrei correre il rischio di perderla: a questo punto preferisco perdere la canzone”, diceva.