Rino Gaetano è morto 40 anni fa, il 2 giugno 1981 a soli 30 anni in un incidente stradale sulla Nomentana. Nel 1996, quindici anni dopo la sua morte, Sergio Cammariere ha scoperto di essere cugino di Rino: “La mamma di Rino Gaetano mi fece una rivelazione sorprendente: “Io sono figlia di tuo nonno Francesco e sorellastra di tuo padre Salvatore”. Mio padre e sua mamma erano i figli di Francesco Cammariere, mio nonno quindi era anche suo nonno”, ha racconta il cantautore al Corriere della Sera. Francesco Cammariere era un noto imprenditore agricolo, famoso anche per le sue molte relazioni extraconiugali: “Ancora adesso non so nemmeno quanti sono i parenti che ha disseminato in giro”. Eppure, senza saperlo, le vite di Rino e Sergio sono sempre state legate da un filo nascosto: entrambi di Crotone, lo stesso discografico Vincenzo Micocci, entrambi classificati terzi al Festival di Sanremo, Gaetano con “Gianna” e Cammariere con “Tutto quello che un uomo”.
Rino Gaetano: 40 anni senza di lui
Il primo nome d’arte di Rino Gaetano fu “Kammamuri’s”, scelto in omaggio al personaggio di Emilio Salgari nel romanzo “I misteri della giungla nera”: “M’intenerisce pensare che quel cognome, Cammariere, fosse imprigionato anche nel dna del primo nome d’arte di Rino. Mi piace pensare che il nostro cognome abbia contribuito alla scelta di quello pseudonimo”, ha confessato Sergio al Corriere della Sera. Tra le canzoni del cugino, Sergio Cammariere preferisce quelle meno famose come “I tuoi occhi sono pieni di sale” e “Ad esempio a me piace… il sud” in cui “c’è la sua autentica connessione con il Mezzogiorno, con i colori della Calabria e con un Mediterraneo intenso e ruvido”. E ha aggiunto: “Ho sempre pensato che le canzoni di Rino Gaetano fossero come installazioni d’arte, capaci di meravigliare l’occhio e di ipnotizzare i sensi”. In occasione del quarantesimo anniversario della scomparsa del cantautore, è uscito il libro “Rino Gaetano. Sotto un cielo sempre più blu” di Michelangelo Iossa con prefazione proprio di Cammariere.