“ECCO COME BENEDETTO XVI RINUNCIÒ AL PAPATO”: IL RACCONTO DI MONS. GEORG GÄNSWEIN
«Santo Padre è impossibile, questo non è possibile»: così Monsignor Georg Gänswein si rivolse a Benedetto XVI quando venne a sapere della “scelta” con la quale l’allora Pontefice Joseph Ratzinger l’11 febbraio 2013 cambiò per sempre la storia mondiale della Chiesa. Nel giorno dei funerali del Papa Emerito, celebrati in Piazza San Pietro da Papa Francesco, Rai3 manda in onda alle ore 23.40 in prima tv “La scelta”, il nuovo programma di ‘Rai Approfondimento’ e ‘Stand by me’ di e con Ezio Mauro: per la prima di 4 puntate incentrate sulle scelte che hanno segnato la vita in Italia e nel mondo, Ezio Mauro intervista il segretario particolare di Benedetto XVI, quel Padre Georg rimasto con Joseph Ratzinger fino agli ultimi istanti di sua vita sulla Terra. Tra gli scandali e le rilevazioni, nell’intimità di chi più di tutti ha vissuto con Benedetto XVI i quasi 10 anni della rinuncia al Soglio Pontificio, emerge un ritratto ancora una volta commosso e inedito sul grande Pontefice bavarese.
Nonostante i casi Vatileaks – i documenti rubati dal cameriere Paolo Gabriele – o lo scandalo finanziario dello IOR, nonostante l’inizio della lunga piaga della pedofilia nella Chiesa o gli scontri nella Curia tra “conservatori” e “progressisti”, Benedetto XVI non si dimise per questi problemi. A chi definisce la rinuncia di Ratzinger una reazione ai documenti rubati su Vatileaks – in quanto avrebbero potuto rappresentare un ricatto-minaccia al Pontefice – Padre Georg Gänswein è nettissimo: «Lo escludo totalmente. Non c’era nient’altro di peso. Io ho parlato una volta di questo con Papa Benedetto, ma tutti questi scandali, come vengono chiamati, non erano anche un motivo per lasciare? No, ha risposto, la questione non ha influito sulla mia rinuncia. L’11 febbraio 2013 ho detto i motivi: mi mancavano le forze e per governare. Per guidare la Chiesa, oggi, servono le forze, altrimenti non funziona». Nella lunga intervista registrata pochi giorni prima della scomparsa di Benedetto XVI, il vescovo rimasto con il Papa Emerito anche dopo il trasferimento nel Monastero Mater Gratiae rivela «Lui mi ha detto una volta: non posso e non voglio copiare il modello di Giovanni Paolo II nella malattia, perché io devo confrontarmi con la mia vita, con le mie scelte, con le mie forze. Ecco perché il Papa si è permesso di fare questa scelta. Che secondo me richiede non soltanto molto coraggio, ma anche moltissima umiltà». Mons. Gänswein seppe direttamente da Ratzinger dell’intenzione di dimettersi nel settembre 2012, rivela il prelato nella lunga intervista in onda questa sera a “La scelta”: «Il Papa me lo ha detto a Castel Gandolfo. Era fine settembre del 2012. La mia reazione immediata è stata questa: Santo Padre è impossibile, questo proprio non è possibile». Georg disse all’amico di sempre, conosciuto nel 1995 e rimasto con lui praticamente sempre in tutti i passaggi da Cardinale a Papa e infine a Papa Emerito, «non puoi farlo. Santo Padre, no. Si deve e si può pensare a ridurre gli impegni, questo sì. Ma lasciare, rinunciare è impossibile. Papa Benedetto mi ha lasciato parlare. E poi ha detto: lei può immaginare che ho pensato bene a questa scelta, ho riflettuto, ho pregato, ho lottato. E ora le comunico una decisione presa, non una tesi da discutere. Non è una quaestio disputanda, è decisa. La dico a lei, e lei adesso non deve dirla a nessuno».
LA SCELTA DEL PAPA EMERITO: “DECISE TUTTO RATZINGER…”
Mons. Georg Gänswein racconta a Ezio Mauro tutto il travaglio dietro quella scelta di Benedetto XVI, oltre alla consumante attesa fino all’annuncio dato al mondo solo qualche mese più tardi: «mi ero accorto all’inizio di luglio che il Papa era molto chiuso, molto pensieroso. E pensavo che fosse concentrato sul terzo volume su Gesù, che stava finendo. Quando poi a fine settembre mi ha rivelato la sua scelta ho capito che stavo sbagliando: non era il libro che lo preoccupava, ma era la lotta interna di questa decisione, una sfida». Padre Georg ricorda quegli attimi infiniti di inizio febbraio, fino alla comunicazione fatta in apertura del Concistoro Ordinario Pubblico dell’11 febbraio 2013: «Alla fine del Concistoro il Papa dice: Signori cardinali, rimanete qui, devo ancora dirvi una cosa importante per la vita della Chiesa. Sì, direttamente in latino. Io ho chiesto perché, e lui mi ha risposto che un annuncio così si deve fare nella lingua della Chiesa, la lingua madre. Così ha letto quelle parole sono diventate la dichiarazione della rinuncia».
Il segretario particolare di Benedetto XVI ripensa a quegli attimi e spiega nel dettaglio il perché di una scelta così particolare – dopo le già clamorose dimissioni dal Soglio Pontificio – ovvero l’auto-assunzione al ruolo di Papa Emerito: «Ha deciso così lui, personalmente. Penso che davanti a una decisione così eccezionale tornare cardinale sarebbe stato poco naturale. Ma non c’è nessun dubbio che c’è stato sempre un solo Papa, e si chiama Francesco». In merito alla “scelta” vera e propria, con una vita “ritirata” per quasi 10 anni fino alla morte sopraggiunta lo scorso 31 dicembre, Padre Georg racconta con commozione: «Io credo che con la sua rinuncia Papa Benedetto abbia anche dimostrato che il Papa, se è sempre il successore di Pietro, rimane una persona umana con tutte le sue forze, ma anche con le sue debolezze». Nella recente intervista al quotidiano tedesco “Die Tagespost”, il segretario particolare di Benedetto XVI ha svelato come la decisione di Papa Francesco di “ridurre” il Motu proprio di Ratzinger del 2007 sulla messa in latino (rito tridentino) abbia provocato al Papa Emerito «un grande dolore».
PADRE GEORG: “IL DIAVOLO IN VATICANO CONTRO BENEDETTO XVI”
Un passaggio in particolare dell’intervista di Mons. Georg Gänswein che andrà in onda stasera a “La scelta” su Rai 3 fa riflettere in merito al peso che Benedetto XVI ha dovuto sopportare una volta salito al Soglio Pontificio. Il vescovo tedesco racconta da vicino come furono vissuti quei giorni difficili da Benedetto XVI e perché non tiene fede alla verità storica la ricostruzione secondo cui sarebbero stati i vari scandali presenti nella Chiesa a determinare le dimissioni storiche del Santo Padre. «La parola scandalo certamente è un po’ forte, ma vero è che durante il pontificato ci sono stati molti problemi, Vatileaks, poi lo Ior. Ma è ovvio che, come direbbe Papa Francesco, il cattivo, il maligno, il diavolo non dorme. È chiaro, cerca sempre di toccare, di colpire dove i nervi sono scoperti, e fa più male», racconta Mons. Gänswein.
In particolare, lo storico collaboratore del compianto Benedetto XVI rivela come «il diavolo l’ho sentito in realtà molto contraria contro Papa Benedetto». Questo però non ha comportato – esattamente come la piaga della pedofilia o l’enorme caos nella gestione finanziaria della Santa Sede – la scelta di dimettersi da rappresentante in Terra di Cristo: «Io ho parlato una volta di questo con Papa Benedetto, ma tutti questi scandali, come vengono chiamati, non erano anche un motivo per lasciare? No, ha risposto, la questione non ha influito sulla mia rinuncia. L’11 febbraio 2013 ho detto i motivi: mi mancavano le forze e per governare. Per guidare la Chiesa, oggi, servono le forze, altrimenti non funziona». Mons. Gänswein svela nell’intervista che i famosi documenti rubati dal “corvo” in Vaticano non vennero prelevati dalla scrivania di Benedetto XVI bensì proprio da quella del suo segretario particolare: «I documenti non sono stati rubati dalla scrivania di Papa Benedetto, ma dalla mia. Purtroppo me ne sono accorto molto, molto più tardi, troppo tardi. Io ho parlato con Benedetto, chiaramente, gli ho detto Santo Padre, la responsabilità è mia, me la assumo. Le chiedo di destinarmi a un altro lavoro, io mi dimetto. No, no, mi ha risposto: vede, c’era uno che ha tradito persino nei 12, si chiama Giuda. Noi siamo un piccolo gruppo, qui, e rimaniamo insieme».