Dopo ben tre rinvii consecutivi dell’ID digitale che servirà a tutti i viaggiatori extra-UE che desiderano raggiungere uno qualsiasi dei paesi all’interno dell’area Schengen, nella giornata di oggi la ministra degli Affari interni Ylva Johansson ha annunciato il quarto rinvio: l’ultima data fissata (almeno, prima di oggi) era quella dell’10 novembre, mentre ora non è chiaro quando si riuscirà effettivamente ad implementare senza difficoltà l’ID digitale; il tutto mentre si moltiplicano le voci preoccupate per gli effetti collaterali dell’introduzione e mentre proseguono anche i lavori per introdurre il visto Etias.



Partendo dal principio, con l’ID digitale per accedere all’Unione Europea si supererà definitivamente il classico (e amato da molti) timbro sul passaporto a favore di una raccolta dei dati biometrici dei viaggiatori che saranno immagazzinati per un periodo di tempo prefissato – si parla di tre o cinque anni – in un database protetto al quale gli agenti doganali potranno accedere in qualsiasi momento per verificare se un viaggiatore aveva già ricevuto in passato l’ok per accedere all’area Schengen; così come si potranno controllare anche le ragioni dietro ad un eventuale rifiuto.



Perché l’ID digitale dell’UE è stato rinviato: Germania, Francia e Paesi Bassi in ritardo con l’aggiornamento dei sistemi informatici

Come dicevamo in apertura, l’ID digitale doveva – da ultimo – diventare operativo il prossimo 10 di novembre, ma in realtà della sua introduzione si parlava già nel 2022: dopo un primissimo rinvio, l’adozione era slittata al maggio del 2023 e poi – in un secondo momento – alla fine dell’anno; mentre oggi la ministra Ylva Johansson si è limitata a dire che la data del 10 novembre “non è più sul tavolo“, senza lasciar trasparire alcuna nuova ipotesi sulla data futura in cui (finalmente) potremo veder diventare operativo il nuovo sistema.



La causa dei ritardi è legata – parrebbe – al fatto che Germania, Francia e Paesi Bassi (che da sole raccolgono il 40% dei viaggiatori annuali extraeuropei) non avrebbero ancora aggiornato debitamente i loro sistemi informatici per accogliere l’ID digitale; ma nel frattempo è interessante notare che realtà come la compagnia aerea EasyJet, oppure quella logistica Logistics UK continuano a dirsi preoccupate – da un lato – per la mole di lavoro che richiederà il nuovo sistema e – dall’altro – per i ritardi in cui incapperanno i viaggiatori alla dogana.