LA “LISTA” DI RIOTTA SUI PRESUNTI FILO-PUTIN IN ITALIA (CON ERRORI)
Ha suscitato più di una polemica nei giorni scorsi l’articolo di Gianni Riotta su “La Repubblica” dove mette in fila in una ipotetica “lista di proscrizione” tutti i filo-Putin o presunti tali che esistono oggi in Italia.
Nei giorni in cui la guerra internazionale, ormai mondiale, tra Ucraina e Russia porta alle strette le diplomazie occidentali su quale rapporto intercorrere con il Cremlino d’ora in poi, l’editoriale di Riotta è come se avesse indicato “al publico ludibrio” chi fino ad oggi in qualche modo sostenesse Putin. Per farlo, l’ex direttore del Sole 24 ore cita uno studio della Columbia University in merito ai “Putinversteher” nostrani, ovvero quelli che “giustificano Putin”. E qui i nomi sono davvero tantissimi: Ugo Mattei, Stefano Fassina, Barbara Spinelli, Gianluca Savoini, Laura Boldrini, Marcello Foa, Diego Fusaro, Pino Cabras e finanche Massimo Cacciari. «Destra, sinistra e no Green Pass: identikit dei putiniani d’Italia», recita il titolo del “J’accuse” di Gianni Riotta. Dicevamo, polemiche: oggi su “Il Fatto Quotidiano” viene fatto il cosiddetto “pelo e contropelo” al pezzo di Riotta: «Una lista di “cattivi”, di presunti “collusi col nemico“, che Riotta addita rivestendo il suo articolo con la patina di autorevolezza per mezzo di una pubblicazione (che lui chiama “studio”) uscita un po’ di mesi fa, nel 2021, negli Stati Uniti (titolo: Russian Active Measures: Yesterday, Today, Tomorrow)», affonda il quotidiano diretto da Marco Travaglio. L’accusa principale rivolta a Riotta è che almeno metà dei nomi citati nel suo pezzo non sono affatto presenti nello “studio”: non solo, «Si tratta a dire il vero di un documento di ricerca che fa parte di una raccolta di saggi (totale di oltre 400 pagine) pubblicata dalla casa editrice tedesca Ibidem che negli Usa è distribuita dalla Columbia university press, cioè la casa editrice dell’università newyorkese», accusano ancora dal “Fatto”.
CACCIARI REPLICA A RIOTTA: “IO NELLA LISTA? SEI UN COGLI*NE”
Ne viene dunque fuori una lista quasi di “proscrizione” in cui Gianni Riotta sembra mettere nello stesso calderone chi è vero e proprio “ultrà” di Putin, chi si è sbagliato in un pronostico politico anni fa, chi è accusato di fare affari con la Russia e anche chi si è trovato a firmare accordi negli scambi culturali. Su “Libero” il giornalista Filippo Facci attacca direttamente Riotta, «Finalmente una lista di proscrizione nella sua forma più pura, fatta come si deve: l’ha compilata Gianni Riotta». Chi non ha esattamente preso bene l’esser stato “affiliato” alla lista dei pro-Putin italiani è il filosofo ex sindaco di Venezia Cacciari: «Lo scriva così come glielo dico: Gianni Riotta è un coglione», sottolinea l’ex Pd intervistato dal “Fatto Quotidiano”. «Come sarebbe a dire? Io? Non ne so nulla, non leggo più i giornali», replica inizialmente al telefono con Tommaso Rodano il filosofo noto negli ultimi tempi per le sue forti critiche al sistema del Green Pass e all’obbligo vaccinale. Poi quando gli viene letto il passaggio di Riotta che inserisce il suo nome tra i “Putinversteher”, ecco che Cacciari ribadisce «si è bevuto il cervello». Ad un ex cronista del Tg3 come Giuliano Giubilei che fa notare su Twitter a Riotta come la lista evocata su “Repubblica” sia «un bruttissimo segnale e pessimo per un giornale come Repubblica», la risposta secca del giornalista ex “La Stampa” è la seguente, «Sulla sostanza nulla da dire invece? Sui bambini morti e la guerra di Putin stai muto? Peccato ti ricordavo meglio».