Molti analisti, tra cui chi scrive, stanno mettendo un punto di domanda alle previsioni economiche ottimistiche per il 2022 per l’Ue e l’Italia. Il motivo è il picco di inflazione e, soprattutto, il rischio di nuova ondata virale.
Al riguardo dell’inflazione c’è un’ampia disponibilità di strumenti di contrasto sia fiscali, non ancora utilizzati, sia geopolitici, pur l’Opec + (Russia) avendo al momento rifiutato di aumentare le produzioni di gas e petrolio: tale rischio dovrebbe essere decrescente. La valutazione di quello epidemico è segnata dal disastro medico nell’Est europeo e dal ritorno dell’emergenza in Germania, Austria, Regno Unito e altre nazioni rilevanti per l’export italiano. Tali nazioni stanno correndo ai ripari e pertanto la valutazione resta sospesa, con il dato positivo di una forte ripresa in America, grande cliente dell’Italia.
Ma, osservando i ritmi di ripresa corrente, c’è la preoccupazione che il “tiraggio” economico dell’Ue non sia sufficiente per permettere all’Italia di raggiungere una crescita del Pil sopra il 4% nel 2022: la crescita un po’ sopra il 6% nel 2021 non appare compromessa, ma se nel quarto trimestre rallenta, entrando nel primo trimestre 2022 meno vivace, c’è un rischio di riduzione. Inoltre, se dal secondo trimestre in poi l’Italia non raggiungesse lo status di “zona sicura”, ciò sarebbe un guaio per il turismo e molti servizi.
Non solo. Chi scrive ha notato una correlazione recente tra l’essere riconosciuta come “zona sicura” sul pieno medico e “sicura” su quello degli investimenti di capitale, in particolare esteri. Evidentemente, più di altri, l’Italia ha la priorità di diventare campione mondiale della vaccinazione di massa.
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