Mentre ieri proseguivano le proteste del movimento “IoApro”, l’Istat ha diffuso i dati sulla produzione industriale di febbraio (+0,2% su base mensile e -0,6% tendenziale) e l’Ocse ha fatto sapere che il superindice economico di marzo è tornato in area 100 per molti Paesi, tra cui l’Italia, che su base annua ha registrato il maggior incremento tra i Paesi del G7. Un dato che, come spiega Marco Fortis, direttore della Fondazione Edison e docente di Economia industriale all’Università Cattolica di Milano, trova conferma negli ultimi indici PMI diffusi nei giorni scorsi: «L’Indice PMI manifatturiero di aprile relativo all’Eurozona vede la Germania in testa con 66,6, che rappresenta un livello record, mentre l’Italia, dietro a Paesi Bassi e Austria, con 59,8 fa registrare il massimo da 252 mesi a questa parte. L’Indice Pmi composito, che comprende anche i servizi, mostra che l’Italia (51,9) è al terzo posto, alle spalle di Germania (57,3) e Irlanda (54,5)».
In buona sostanza cosa ci dicono questi Indici PMI?
Che la manifattura sta trainando l’economia di Germania e Italia con tassi da record. Nel nostro Paese è un settore che di fatto non ha mai più chiuso dopo il lockdown dell’anno scorso e sta ricevendo gli impulsi provenienti soprattutto dai mercati internazionali, ma che gradatamente arriveranno anche dalla domanda interna man mano che con le vaccinazioni potranno ripartire tanti settori rimasti fermi. Già adesso c’è comunque un contributo importante dell’edilizia (grazie al superbonus al 110%), che potrà aumentare anche a seguito dei piani nazionali relativi alle opere pubbliche, facendo aumentare la richiesta di tecnologie e beni industriali, oltre che di piastrelle, rubinetterie, cemento, vetro, mobili, porte, finestre, ecc.
Raffrontando questi dati con le proteste di piazza di questi giorni abbiamo di fatto un’Italia economica divisa in due.
Questo è il vero problema. Il turismo, la ristorazione e anche le piccole attività di commercio cittadine stanno soffrendo perché, a parte qualche attimo in cui sono riemersi per prendere una boccata di ossigeno come la scorsa estate, sono sempre stati sommersi dalla crisi. È chiaro che questi settori vogliono le riaperture, perché sono arrivati a una condizione di difficoltà oggettiva notevole. Bisogna trovare il modo di accompagnarli verso la fuoriuscita dall’emergenza sanitaria, sapendo che in questo momento è difficile programmare le riaperture per via delle incertezze legate agli approvvigionamenti dei vaccini e all’andamento delle loro somministrazioni. Dobbiamo cercare di recuperare i flussi turistici internazionali e anche qui la campagna vaccinale è cruciale.
Tra oggi e domani il Governo dovrebbe approvare un nuovo scostamento di bilancio con risorse da destinare alle imprese. Come sostenerle a livello economico sapendo che è impossibile compensare tutte le perdite subite?
Non possiamo pensare che in questo momento lo Stato italiano, pur con le flessibilità concesse, abbia possibilità immense. Dobbiamo quindi sperare che ci sia un’oculata distribuzione di queste risorse e ho una certa confidenza sul fatto che verrà fatto il meglio possibile data anche l’autorevolezza degli attuali nostri governanti e le loro competenze tecniche. Certamente i provvedimenti non soddisferanno pienamente le categorie. Non si può tenere chiuso un ristorante un anno e far finta di niente, ma nemmeno pensare che lo Stato, specie se così indebitato, pur con i margini che gli sono stati dati, possa compensare completamente le perdite.
Probabilmente il miglior ristoro, come è stato anche detto dalle stesse categorie in piazza, è avere una data certa per poter riaprire.
Le riaperture possono produrre risultati anche economici significativi solo se vengono mantenute nel tempo. Bisogna evitare i fuochi di paglia. Non si può riaprire e poi dover chiudere di nuovo dopo due settimane perché i contagi aumentano, altrimenti anche i risultati positivi che stiamo cominciando a vedere rischiano di essere pregiudicati. Come dicevo poco fa, è però difficile in questo momento programmare le riaperture.
Il Governo sta anche pensando di creare un fondo da 30 miliardi di euro con cui finanziare alcuni interventi che potrebbero non rientrare nel Recovery plan, tra cui l’ampliamento del superbonus al 110% per alberghi e altre strutture ricettive. Cosa ne pensa?
La nostra economia ruota principalmente intorno a tre settori: manifattura (siamo secondi in Europa), agricoltura (siamo primi) e turismo (siamo secondi per pernottamenti di turisti stranieri). È importante quindi che questi tre pilastri siano tenuti al passo coi tempi attraverso innovazioni. Così come c’è stata Industria 4.0 sarebbe sicuramente utile un Turismo 4.0 con investimenti nelle strutture, nei servizi che possono offrire. Ben vengano quindi bonus e incentivi per ristrutturazioni e ammodernamenti. Sarebbero anche un segnale importante di sostegno a un settore particolarmente colpito dalla crisi. Non dobbiamo poi dimenticare che i momenti di ripresa e prosperità economica spesso coincidono con i momenti di incentivazione delle politiche di investimento, come insegna Industria 4.0. L’edilizia, che già sta andando bene, potrebbe infine ricevere un’ulteriore spinta dall’ammodernamento di alberghi e strutture ricettive.
(Lorenzo Torrisi)
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