L’industria italiana ha fatto registrare a luglio nuovi dati, relativi a fatturato e ordinativi, ancora in calo. Giuseppe Conte, intanto, incontrando ieri i sindacati, ha confermato che il Governo intende “tenere i conti in ordine”, puntando anche su “una seria lotta all’evasione fiscale”. Per la manovra l’esecutivo sta studiando una riduzione del cuneo fiscale, un piano di interventi per il Mezzogiorno e una nuova agenda di investimenti verdi. Basterà tutto questo a riportare l’economia del Paese verso la crescita? Lo abbiamo chiesto a Marco Fortis, vicepresidente della Fondazione Edison.



Professore, partiamo anzitutto dai dati su fatturato e ordinativi dell’industria diffusi ieri dall’Istat.

Io guardo soprattutto i dati tendenziali. E se raffrontiamo il periodo gennaio-luglio 2019 con quello dell’anno scorso vediamo che il fatturato è rimasto invariato, mentre gli ordinativi, complice anche il peggioramento della situazione internazionale, sono scesi del 2,3%, con una punta del -4,1% per quelli esteri. Vuol dire che dopo il rallentamento dei consumi e il crollo degli investimenti, specie in macchinari, ora sta lentamente emergendo quel fattore negativo per la crescita che finora avevamo solo intravisto: la discesa della domanda estera. Se quindi la prima parte della nostra crisi 2018-19 è stata determinata dalla domanda interna, la seconda viene ulteriormente appesantita dal rallentamento di quella estera.



L’anno si chiuderà con un Pil in negativo?

Cosa possa succedere nel quarto trimestre, se ci possa essere un mini-rimbalzo, è tutto da vedere. Molto dipenderà anche da quello che farà la Germania. Credo che l’economia tedesca vivrà un anno difficile, peggiore rispetto alle previsioni, e per l’Italia sarà quindi arduo invertire una tendenza che ha visto il Pil andare in negativo nella prima parte dell’anno. Dopo che c’è stato un blocco della ripresa nella seconda parte del 2018, tutto il 2019 sarà sostanzialmente a crescita zero, al di là dei decimali positivi o negativi che ci saranno.



Questo peserà anche sui conti pubblici…

Certo, ci sarà un impatto sui nostri vincoli di spesa, perché se il Pil resta fermo i rapporti debito/Pil e deficit/Pil non scendono. Soltanto con una trattativa, che speriamo possa essere dignitosa, con l’Europa, potremmo forse ottenere qualche spazio di manovra, non tanto per rispettare i precedenti impegni, ma soprattutto per avere qualche margine di spesa. Il problema è che non abbiamo cartucce in questo momento per rilanciare la crescita.

A proposito di precedenti impegni presi, il ministro Gualtieri ha detto, come lei aveva già spiegato in tempi non sospetti, che non ritiene realizzabile l’obiettivo di privatizzazioni, entro la fine dell’anno, per 18 miliardi di euro.

Se vogliamo chiamarla col suo nome, quella è stata una balla spaziale. Secondo me, l’Europa non infierirà più di tanto, non perché ci sarà Gentiloni commissario agli Affari economici, che certo non potrà consentire all’Italia di fare quel che vuole. A Bruxelles ci riconosceranno di aver detto una balla spaziale, ma non ci chiederanno di recuperare questi 18 miliardi magari introducendo delle tasse: ce li abbuoneranno. Ripeto, quel che mi preoccupa è capire quali cartucce abbiamo per far ripartire l’economia. I consumi delle famiglie, nel secondo trimestre dell’anno, hanno fatto registrare una crescita tendenziale che si è ridotta allo 0,3%, mentre nel terzo trimestre 2015 era al 2,3%. Gli investimenti in macchinari e mezzi di trasporto sono arrivati a +0,1% quando nel quarto trimestre del 2016 erano a +15,6%.

Nell’incontro con i sindacati Conte ha spiegato su quali interventi il Governo punta per la manovra. Cosa ne pensa?

Sono tutti fronti corretti per favorire la crescita. Gli investimenti verdi possono aiutare a creare lavoro e ad aumentare le vendite di imprese italiane attive nel settore. Mettere soldi in più in busta paga ai lavoratori va benissimo, come pure è cruciale sostenere il Mezzogiorno. Purtroppo però dovremo ingegnarci a trovare le risorse, perché abbiamo un debito pubblico che cresce più di prima.

Il Premier ha parlato di una seria lotta all’evasione fiscale. Le risorse potrebbero arrivare da lì.

Possiamo recuperare delle risorse, ma ci vuole tempo. La fatturazione elettronica ha già prodotto dei risultati notevoli che non saranno replicabili in tempi brevi. Nel frattempo Quota 100 e Reddito di cittadinanza hanno contribuito a far crescere il debito pubblico. Basti pensare che al 30 giugno 2019 c’è stato un suo aumento in valore assoluto, rispetto al 30 giugno 2018, di 55,8 miliardi di euro, mentre la differenza tra 30 giugno 2018 e 30 giugno 2017 era stata di 34 miliardi.

Per l’Italia non ci sono dunque molti margini di manovra…

Diventerà cruciale capire se l’Europa farà più investimenti, se verranno introdotti, anche con altro nome, gli eurobond, se la von der Leyen riuscirà a creare una nuova frontiera di spesa in infrastrutture sociali, materiali, importanti per l’Europa. In quel caso la spesa pubblica che l’Italia non può fare verrebbe finanziata dall’Ue. Avremmo un aiuto europeo sulla domanda. Senza di esso mi piacerebbe sapere quale flessibilità aggiuntiva ci darà l’Europa oltre ad abbuonarci i 18 miliardi di mancate privatizzazioni. Bruxelles dovrebbe concederci almeno mezzo punto di Pil per politiche destinate a sostenere consumi e investimenti. E non è detto che lo faccia. Tutto quindi dipenderà quindi da cosa deciderò l’Europa.

(Lorenzo Torrisi)