Lo pensano in molti, qualcuno lo strilla: “La crescita economica è molto legata alla fiducia”. Insomma, l’ottimismo degli attori del mercato governa l’economia. Se c’è la fiducia dei consumatori e quella dei produttori, tutto fila liscio: un valore inestimabile quindi. Altrettanto il prezzo? Qui la faccenda si complica: il prezzo è stimabile eccome!
Simuliamo le nostre vicende in un incontro, di calcio. Se, ad esempio, viene meno l’ottimismo dei produttori non aumenta l’offerta; si dà fondo ai magazzini, non si investe, diminuisce la produttività del lavoro, rallenta l’innovazione del prodotto, cala persino l’informazione pubblicitaria… ohibò! Bisogna darsi da fare, è a rischio la crescita. Non possiamo starcene con le mani in mano, altrimenti saremo costretti ad acquistare meno, magari ad aumentare i risparmi e a diminuire l’indebitamento. Dovremo anche smaltire l’eccesso accumulato; non potremo cavalcare le mode, finiremo costretti in abiti già messi, magari a usare lo stesso smartphone sine die: giammai! Si produrrebbero meno rifiuti; leniti da un’informazione meno voluttuosa perderebbe vanto l’estasi acquisitiva; le istanze condivise tornerebbero a mostrarsi, pure le pratiche solidali troverebbero agio. Finanche meno Iva da pagare, già…e chi glielo dice al Ministro competente?
Il loro svantaggio, insomma, mostra il nostro vantaggio. L’agonismo nel mercato mostrerebbe risultati sorprendenti, alla fine del primo tempo: uno a zero per noi.
Secondo tempo: si cambia, questa volta siamo noi a perdere baldanza, fiducia… ah beh, allora…Saremmo indotti ad acquistare meno, magari ad aumentare i risparmi, a diminuire l’indebitamento. Dovremmo smaltire l’eccesso accumulato, non potremmo cavalcare le mode, insomma tutto come prima. Per rimarginare i nostri affanni dovremo dare forza alle istanze condivise e alle pratiche solidali. Mostrerebbe qualche segno di sofferenza pure quel Ministro. Per i nostri coinquilini gli stessi musi lunghi di prima.
Risultato: due a zero. Abbiamo vinto. La fragilità, però, della squadra avversaria mostra limiti imbarazzanti: ci possiamo avvantaggiare della loro sfiducia, non riescono ad avvantaggiarsi del nostro pessimismo… poverini! Stando così le cose, se dovesse mostrarsi il rallentamento della crescita economica decliniamo ogni responsabilità. Sì, perché il risultato delle azioni, messe in campo per rispondere alle loro sollecitazioni, addirittura migliora la produttività della nostra azione; migliora pure l’utilizzo del capitale umano impiegato; segni confortanti possono venire anche dal risveglio della nostra responsabilità. Persino l’inflazione avrebbe qualche timore a mostrarsi.
A proposito di responsabilità, dovremo offrire ai nostri avversari quel senso di sicurezza, sollecitare in loro speranza e stima che faccia recuperare l’ottimismo. Dovremo dedicare loro attenzione, solerzia; mostrare compassione. Chi meglio dei consumatori professionisti può mettere in campo tali ristori, chi meglio sarà in grado di dare prezzo a questo conforto?
Non mostri ingordigia e sprezzo questo fare: semmai l’obbligo, disposto dalla produttività del nostro esercizio. A buon intenditor, poche parole.