Nell’ottobre 2019 l’Ue comunicò al Governo italiano che se avesse ridotto gli investimenti nel Sud allora anche l’Ue stessa avrebbe tagliato i fondi strutturali dedicati. Pertanto il Governo ha dovuto annunciare un programma di investimenti, 136 miliardi in 10 anni, per non perdere i denari europei. Ciò fa sospettare che il progetto sia più cartaceo che reale, anche considerando che dei 76 miliardi di investimenti già approvati negli anni scorsi per progetti infrastrutturali nazionali, pochissimi sono stati realmente impiegati.
Il punto: all’economia italiana in recessione serve disperatamente lo sblocco dei progetti deliberati e programmati come intervento d’emergenza per contrastarla. Una pur piccola parte dei soldi citati basterebbe allo scopo se impiegata subito. Ma, oltre a questo, bisogna correggere il metodo delle politiche per lo sviluppo del Sud (e isole) perché nel programma recentemente presentato, infatti, appare prevalente la riedizione di quello assistenziale che mai ha funzionato.
Luci. Il problema principale del Sud è che sta in fondo a una penisola e che è lontano dal centro del mercato europeo e quindi penalizzato dai costi logistici. Pertanto è prioritario connetterlo meglio con il Nord con più e nuove linee passeggeri e merci ad alta velocità nonché strade rotabili, azione necessaria per la competitività delle vie marittime. Su questo punto il progetto cartaceo, considerando l’evoluzione della rete a banda larga già in atto, appare consistente. Ma per il resto no. Creata la connettività poi va costruito un mercato che possa usarla. E servono tre condizioni: sicurezza, ordine amministrativo e competitività territoriale.
In Puglia, Calabria, Sicilia e Campania, pur aree che mostrano situazioni imprenditoriali innovative, sono rilevabili fenomeni criminali e di malgoverno di entità tale da scoraggiare investimenti privati. La soluzione è investire in più Carabinieri che assicurino il controllo e la legalità del territorio, tema sfumato nel progetto. Poi va cambiato il modo stimolativo. Invece che flussi assistenziali è più produttivo detassare. Il problema è la concorrenza fiscale interna tra territori. La soluzione è detassare sul piano nazionale quei settori economici che più aiuterebbero il Sud con beneficio anche al Nord: turismo, start up tecnologiche, agricoltura, ecc. Per le isole, in particolare la Sardegna, la detassazione compensativa dovrebbe essere totale per le imprese. Così funzionerebbe, per tutti.