Lo scenario economico italiano è diventato più preoccupante. Il quarto trimestre 2019 ha mostrato una tendenza recessiva. Inoltre, l’impatto del sinovirus porterà problemi in alcuni settori produttivi. La combinazione tra cedimento del mercato interno e situazione esterna impervia potrebbe portare la crescita del Pil sotto zero nel primo semestre 2020 e rendere insufficiente il suo rimbalzo nel secondo.
Già debolissima, non essendosi ancora ripresa dalla crisi del 2008 e da quella – più grave – di eccesso depressivo del rigore 2011-14, l’Italia non può permettersi un peggioramento della sua malattia economica che renderebbe strutturale il declino in atto. Serve una terapia d’urgenza. La potrà somministrare il Governo italiano?
Improbabile, in base a quello che sta annunciando, cioè una riforma fiscale che sposta le tasse senza ridurle nonché qualche spicciolo ai dipendenti, ma non ai pensionati che se avessero qualche soldo in più lo spenderebbero subito per consumi e nipoti, stimolando la domanda, invece di risparmiarlo per paura del futuro, nonché del tutto insufficienti investimenti. Inoltre, pesano gli eurovincoli al bilancio che, appunto, riducono lo spazio per investimenti interni.
Ma non è da escludere che succeda qualcosa di nuovo a livello europeo con ricadute positive sull’economia italiana. La Germania sta soffrendo la crisi dell’export in Asia ed è a rischio recessivo come l’Italia. La Francia ha perso molto Pil a causa degli scioperi prolungati e delle rivolte degli impoveriti – sta peggio dell’Italia – e non c’è consenso per riforme di efficienza. Tale situazione di male comune dovrebbe indurre l’Ue, dominata dai due, a ridurre il rigore, la Bce a mantenere, forse aumentandola, una postura di iperstimolo monetario e, soprattutto, a generare più investimenti nel breve termine.
Va poi considerato che l’America a conduzione Trump teme l’impatto interno di una crisi globale in un anno elettorale e che per questo farà di tutto per stimolare il ciclo economico con esiti positivi indiretti sugli europei e l’Italia. Ma a condizione che vi sia una maggiore convergenza geopolitica tra Ue e America capace di favorire un trattato di libero scambio tra i due e lo spostamento dell’export tedesco e italiano più verso l’America stessa per compensare la riduzione di quello verso la Cina in crisi. Se così, l’industria italiana troverà nuovamente condizioni di crescita, trainando il resto, nonostante i limiti del Governo attuale.