Il giudizio è arrivato, inevitabile, e per lo più a sostegno della paventata legittima difesa. Bisognava aspettarselo, in molti lo immaginavano, ma il dichiararlo apertamente doveva essere compito di un blasonato e illustre interprete: ci ha pensato Ignazio Visco attraverso il proprio intervento alla 96ma Giornata Mondiale del Risparmio dedicata a “Risparmio: Futuro Presente”. Ieri, nel corso dell’evento organizzato dall’Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio Spa (ACRI), il Governatore, ha illustrato come l’attuale crisi abbia avuto un serio impatto sul risparmio delle famiglie facendone lievitare la quota posseduta. Le parole (consultabili sul sito internet di Banca d’Italia) sono eloquenti e confermano i nostri precedenti timori.

L’inquilino di via Nazionale afferma come «il rischio che la propensione al risparmio rimanga su livelli elevati anche nei prossimi trimestri, frenando la ripresa, appare concreto», anche perché «la volontà di risparmiare appare diffusa anche tra i nuclei che non si attendono cali del proprio reddito». Un ricorso al salvadanaio da parte di tutti: nessuno escluso. Anche coloro che potrebbero “spendere” (fino al cosiddetto “spandere”) vivono una sorta di remora esistenziale in ottica futura.

Probabilmente, ma questo è un mero pensiero ad alta voce dello scrivente, il potenziale “spandere” viene pronosticato come sinonimo certo di “spreco” sulla falsa riga di un pensare comune che fonda l’ideale su una visione pessima (e pessimistica) del futuro. Un avallo a questa possibile ipotesi lo si può apprende dallo stesso Visco quando affronta “l’intermediazione finanziaria”: «Il clima di incertezza che ha indotto un aumento del risparmio si è riflesso anche sui bilanci bancari. Nei dodici mesi terminanti a settembre i depositi delle famiglie sono cresciuti del 5,6% (quasi 50 miliardi), quelli delle imprese del 24,4% (70 miliardi). In quest’ultimo caso l’incremento è in buona parte riconducibile alle misure governative di sostegno al credito, che hanno consentito alle aziende di accumulare fondi necessari per soddisfare le esigenze di liquidità che si manifesteranno nei prossimi mesi, col perdurare degli effetti economici della crisi sanitaria».

Quest’ultima precisazione sull’«accumulare fondi necessari per soddisfare le esigenze di liquidità che si manifesteranno nei prossimi mesi» deve imporre maggior cautela a tutti i detentori di patrimoni. Nella fattispecie, se si analizza il contesto, si può chiaramente intravvedere il mondo imprenditoriale in balia di una quotidiana incertezza che pur avendo con sé liquidità disponibile non ne ritiene opportuno l’impiego (oggi) poiché certo di una perdita di valore (domani). Paradossalmente ci troviamo di fronte a un’astratta convinzione, ma che allo stesso tempo si concretizza nei fatti (del non fare).

Un pessimismo estremo? Un estremo pessimista chi scrive? Nessuna delle due opzioni: i numeri sono chiari. Estendendo l’osservazione oltre i confini italiani, il Governatore, richiama quanto si sia verificato nel Vecchio Continente e in particolar modo nell’intera area euro: «Il rischio che per l’aggravarsi della pandemia si accentuino le ripercussioni negative sulla domanda non riguarda solo l’Italia. Il rapporto tra risparmio e reddito disponibile lordo è raddoppiato portandosi su valori anche superiori a quelli del nostro Paese. Le indagini della Commissione europea segnalano che le intenzioni di risparmio dei consumatori dell’area sono salite ai livelli massimi degli ultimi 20 anni». Più che di un ritorno al passato si può parlare di vero e proprio balzo all’indietro senza alcun accortezza della destinazione: ignota.

Tornando alle vicissitudine dell’Italia, il Governatore evidenzia i possibili interventi nell’interesse del Paese. Le linee guida vengono chiaramente indicate, ma sia gli amanti dell’economia che gli appassionati di cronaca politica non troveranno spunti di novità e potranno liberamente classificarli come “il solito materiale” su cui potersi confrontare. Insolito, invece, e pertanto di particolare interesse, una specifica affermazione nel tratto conclusivo del discorso tenuto dal Governatore Ignazio Visco: «L’Italia deve affrontare quei nodi strutturali che per quasi tre decenni ne hanno frenato la crescita e che la crisi ha reso più urgente sciogliere». Quei «tre decenni» ovvero l’elegante parafrasi per individuare quel noto e inconfondibile immobilismo italiano che, soprattutto oggi, con la crisi in essere e in ulteriore sviluppo, potrà solo rappresentare l’epilogo dell’attuale inerme potere esecutivo alla guida del Paese.