Della possibilità che la NBA riparta a fine luglio senza regular season e nell’unica location di Disney World abbiamo già parlato qualche giorno fa: si va sempre più verso la conferma di questa soluzione come quella buona per riprendere la stagione perché, come ha anticipato Brian Windhorst di ESPN, è davvero molto complicato che le squadre attualmente non qualificate per i playoff decidano di tornare sul parquet dopo la pandemia da Coronavirus, con tutti i rischi che questo comporterebbe e senza troppi obiettivi. Quello che è curioso è che il Commissioner Adam Silver ha anche prospettato un’ipotesi tutta nuova: cancellare la divisione ferrea tra Eastern e Western Conference e giocare i playoff con un tabellone tennistico senza alcun vincolo, se non quello delle teste di serie. Ovvero: la prima squadra assoluta contro la sedicesima, senza distinzione tra Est e Ovest.
Una prospettiva che la NBA ventila da qualche anno, e che era già stata discussa in tempi “normali”: in particolar modo c’è stato un periodo in cui la Western Conference era clamorosamente più competitiva della Eastern, il che sbilanciava parecchio la corsa alla post season ma soprattutto rendeva molto meno animate le serie per arrivare in Finale. Da qui l’idea di mischiare le carte; i detrattori di questa scelta, al netto della difesa della tradizione (sempre un argomento valido, almeno fino a un certo punto) sostenevano che la NBA come tutti gli sport americani si permeano su un sistema che permette di rivoluzionare il rapporto di forze nel giro di pochi anni, e qui entrano in gioco draft e salary cap. Basti pensare agli anni Novanta da poco celebrati con The Last Dance: allora a Est si disputavano battaglie epocali.
RIPRESA NBA: RIVOLUZIONE PLAYOFF?
In più, c’è sempre stato il problema dei viaggi: immaginate per esempio i Los Angeles Lakers giocare un primo turno di playoff contro Boston per poi affrontare Orlando o Miami a stretto giro di posta. Per circa un mese sarebbero costretti a volare da una parte all’altra degli Stati Uniti, soluzione poco percorribile e che, dopo tutto, è alla base della storica divisione che gli sport americani hanno sempre garantito a livello geografico (non sempre ferrea al 100%, ma il concetto è quello). Solo che adesso si giocherebbe tutti in un unico posto, e dunque il dubbio sugli spostamenti cadrebbe: da cui l’opzione di rendere le cose più interessanti e creare un super tabellone unico. Le sfide che ne risulterebbero sono particolarmente succose: per esempio i Lakers di LeBron James dovrebbero vedersela subito con i Brooklyn Nets dell’ex compagno Kyrie Irving e di Kevin Durant – che però sarebbe ancora out per infortunio.
LE NUOVE SFIDE NEI PLAYOFF NBA
Soprattutto ci sarebbero Clippers-Dallas (Kawhi Leonard contro Luka Doncic) e la sempre classicissima e infuocata Boston-Philadelphia, cioè due delle migliori squadre della Eastern Conference. Per non parlare del fatto che al secondo turno LeBron potrebbe vedersela con gli Houston Rockets, i Clippers avrebbero subito i Celtics, i Milwaukee Bucks che avrebbero la prima testa di serie potrebbero sfidare Oklahoma City e gli stessi Clippers in semifinale. I “puristi” del gioco saranno soddisfatti del fatto che una Bucks-Lakers (le migliori due squadre del campionato, per distacco) o una Celtics-Lakers ci sarebbero soltanto in finale; ma, questo può essere il bello, anche il derby di Los Angeles potrebbe essere la serie decisiva per il titolo. Cambierebbe naturalmente tutta la vallata e lo scenario della nuova NBA ne risulterebbe stravolto; da qui poi la Lega potrebbe anche pensare di estendere il progetto alle prossime stagioni, fermo restando tutti i punti di domanda che abbiamo già elencato.
A corredo del tutto, resta comunque un dubbio: è davvero necessario arrivare a questa soluzione? Non che non ci piaccia, anzi è sicuramente appetitosa e se non altro stimolante, ma il punto focale della Lega era quello di ripristinare la stagione garantendo la naturale formula dei playoff. Una volta risposto positivamente a questo problema, il fatto di mischiare Eastern e Western Conference è un discorso secondario, la pandemia da Coronavirus può essere sfruttata per testare qualcosa di nuovo ma non si tratta di un accorgimento “sine qua non” per ripartire e assegnare il Larry O’Brien Trophy. E’ un po’ il tema su cui sta dibattendo la nostra Serie A di calcio: una volta stabilita la concreta possibilità di giocare a porte chiuse e con turni infrasettimanali le 12 (e mezza) giornate che mancano per chiudere il campionato, perché pensare alla formula dei playoff? In questo caso sarebbe anche peggio, perché non erano previsti all’inizio della stagione e tornerebbero in corsa per lo scudetto squadre che, a torneo regolare, non ne avrebbero avuta la minima possibilità.