E’ sempre caos per la ripresa della Premier league: a pochi giorni dal via libera per gli allenamenti collettivi (o meglio a piccoli gruppi) ecco che è sempre più forte il grido di protesta dei giocatori, affatto concordi a tornare in campo in tali condizioni, di non sufficienza sicurezza. La polemiche infuria a dir il vero da giorni, ma è stato solo domenica che la situazione è esplosa, quando in seguito a un ulteriore giro di test tra i club sono stati riscontrate sei nuove positività al coronavirus tra staff e giocatori della Premier league. Nello stesso giorno il capitano del Watford Deeney aveva annunciato di non volersi allenare per timore di portare il virus a casa, dove c’è suo figlio con problemi respiratori: una paura legittima e che pure è stata condivisa da molti altri giocatori. L’ultimo è il centrale del Chelsea Kantè, che ha chiesto e ottenuto dal club il permesso di non allenarsi in gruppo, proprio per timore di venir contagiato dal coronavirus. Come ci racconta il Daily Mail il francese è preoccupato per suo suo stato di salute e non si sente pronto a tornare in campo con altri compagni: il club ha accettato la sua posizione rispedendolo a casa.



RIPRESA PREMIER LEAGUE: IL CASO DI MARAPPA

Ma come detto prima, questi non sono certo casi isolati: i giocatori da settimane protestano contro questo precoce rientro in campo e sul protocollo di sicurezza stilato da federazione e club, che a loro dire non li metterebbe in condizione di tornare a giocare senza rischi. Solo ieri Danny Rose, giocatore del Newcastle aveva protestato sui social: “Sto morendo dalla voglia di tornare al calcio, ma vista la situazione non voglio lamentarmi. A parte il fatto che la gente continua a suggerire che dovremmo tornare giocare, come se fossimo cavie o topi da laboratorio. Sperimenteremo questa fase per vedere se funziona o meno. Immagino le persone dire: ‘Guadagnano così tanti soldi che dovrebbero tornare in campo”. E’ dunque parere comune che il protocollo stilato e le misure adottate finora siano insufficienti per garantire un rischio di contagio pari a zero: e il caso di Marappa lo testimonia bene. Il giocatore del Watford è infatti uscito allo scoperto dichiarando di essere uno dei sei nuovi positivi al coronavirus dei test effettuati in questi giorni, non riuscendo però a capacitarsi di come possa aver contratto il virus. “Non ho mai lasciato casa se non per qualche esercizio fisico e passeggiate con i bambini. Per mangiare abbiamo usufruito spesso del delivery e mia moglie è andata al supermercato pochissime volte. Oltretutto non ho avuto sintomi: senza il test non avrei mai pensato di averlo contratto” le parole del giocatore che si dice dunque molto spaventato per la facilità con cui questo virus si trasmette. Assieme a questa testimonianza pure l’indiscrezione che parecchi tamponi non hanno dato alcun esito certo, in mancanza di informazioni precise: i giocatori dunque dovranno sottoporsi nuovamente ai test il cui esito però potrebbe arrivare in ritardo. Insomma tra positività difficilmente spiegabili, caos tamponi, paura e rabbia, la ripresa della Premier league continua ad essere il bilico.

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