Nuove indiscrezioni si inseguono su quelle che saranno le regole che la Premier league formalizzerà nel protocollo di ripresa degli allenamenti collettivi nei prossimi giorni. Come ci riporta oggi la BBC, ecco che tra le tante misure al vaglio di lega, club e governo per un nuovo protocollo sanitario, pure vi sarebbero due norme importanti, come il divieto di effettuare tackle in allenamento (in quanto occasione di eccessivo contatto) e l’obbligo per le squadre di effettuare almeno due test alla settimana. L’obbiettivo del protocollo infatti è quello di permettere gli allenamenti a gruppi (massimo 5 persone), ma pure di garantire il più possibile il “rispetto delle norme sul distanziamento sociale”: vietati dunque  i contrasti e ovviamente le partitelle. Va poi aggiunto, che nel protocollo di ripresa degli allenamenti, oltre ai due tamponi a settimana per il coronavirus, pure i giocatori, prima di ogni seduta dovranno venir controllati e dovranno complire una sorta di autocertificazione sulle proprie condizioni di salute. La speranza dei club è sempre quella di poter dare il via agli allenamenti collettivi già la settimana prossima (come per la Serie A). (agg Michela Colombo)



CLUB DIVISI SULLA RIPRESA

Pur dopo anche l’ultimo via libera dato al governo inglese per la ripartenza del calcio, ecco che la ripresa della Premier League rimane sempre in bilico per questa estate. Al momento infatti il fronte all’interno del mondo del calcio è ben diviso: la lega e la maggior parte dei club infatti premono per un pronto rientro in campo a chiudere regolarmente la stagione 2019-20 della Premier league, ma alcune società non sono d’accordo sulle misure messe sul tavolo a garantire la ripartenza (genera diffidenza la scelta di giocare in campi neutri e non negli impianti di proprietà, ma su questo il Governo potrebbe presto fare marcia indietro). E soprattutto sono i giocatori a non voler tornare in campo, neppure per disputare gli allenamenti congiunti, non sentendosi affatto al sicuro con il protocollo sanitario così fissato (ma ancora oggetto di revisione). Ricordiamo che per il momento il calcio inglese si è allineato al modello tedesco: nel caso in cui sarà riscontrata nuova positività al coronavirus di un giocatore, solo il calciatore in questione verrà isolato, non l’intera squadra.



LA PROTESTA DEI CALCIATORI SULLA RIPRESA DELLA PREMIER LEAGUE

A premere in maniera particolare sulla stampa in questi giorni sono le proteste della gran parte dei calciatori che, dopo anche le ultime notizie di nuovi contagi (come accaduto al Brighton), sono ben restii a tornare in campo senza grandi garanzie. Negli stessi giorni dove nel paese sono stati superati i 40mila morti per coronavirus, i calciatori, chiamati in campo in attività di gruppo e dunque a rischio, non si sentono affatto tutelati. E come si legge oggi sul Times, queste sono polemiche che hanno fondate basi, visto che nel piano del governo, in un punto un po’ fumoso, praticamente si legge che il governo consente ai calciatori di correre il rischio, in un momento in cui si ammette che la pandemia non è ancora sotto controllo. Naturale dunque, che i calciatori si sentando dunque delle “cavie”. Ma oltre a queste sentite proteste ecco che la Premier League sta tirando dritto. Come ha raccontato l’AD Masters solo ieri, è allo studio un protocollo per fissare la ripresa degli allenamenti congiunti dal 18 maggio: dal 12 giugno si potrebbe dunque ritornare in campo per disputare le partite rimanenti della stagione. Il tutto ovviamente è ancora in via di definizione in collaborazione col Governo, che avrà l’ultima parola sulla ripartenza. Ma intanto il quadro convince poco, non solo i media e i calciatori, ma pure gli appassionati, delusi dal comportamento “avido” dei club.

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