Sono giorni decisivi per il calcio inglese: dopo Liga e Serie A infatti anche la Premier League spinge per la ripartenza e la conclusione regolare del campionato 2019-20. E fissato al 17 di giugno la ripresa delle partite, ecco che nuove ottime notizie in tal senso ci arrivano dalla terra di Albione. Pare infatti che al quarto giro di test e tamponi per il coronavirus occorso tra il 28 e il 29 maggio, questa volta nessuno tra giocatori e staff, è risultato positivo, su 1130 persone testate: ottimo risultato dunque in vista della ripartenza. Specie se ricordiamo dei numeri che all’inizio la Premier League aveva contato, con 6 positivi dopo il primo round, altri 2 dopo il secondo e altri 4 in aggiunta dopo il terzo giro di tamponi, eseguiti il 25-26 maggio. Ricordiamo che per la Premier League, in caso di riscontrata positività al coronavirus di un giocatore è prevista la quarantena solo per l’elemento in questione, di appena una sola settimana.



RIPRESA PREMIER LEAGUE, MINGS PROTESTA

Ma mentre dunque si celebra la zero negatività, ecco che per la ripresa della Premier League, pure sono sempre bollenti le polemiche contro il ritorno in campo, queste portate avanti soprattutto da gran parte dei giocatori, che non si sentono affatto al sicuro con le misure fissate dal protocollo della Lega. E a unirsi al coro dei calciatori contrari alla ripresa della Premier League nelle ultime ore è pure il difensore dell’Aston Villa Tyrone Mings, che intervistato dal Daily Mail ha affermato: “Noi giocatori siamo stati gli ultimi ad essere ascoltati. Siamo solo prodotti di questo gioco”. Nella lunga intervista Mings ha poi aggiunto che: “La ripresa è determinata al 100 per 100 da motivi finanziari, piuttosto che dalla sicurezza e credo che questo tutti lo sappiano vedere”. Il difensore, come i suoi colleghi naturalmente è pronto a tornare a giocare ma solo perchè “non vi altra scelta”: “Ci hanno dato il permesso di tornare allenarci, e ora se la federazione, le Lega, l’Uefa e tutti gli organismi dicono che si torna a giocare, pensate che davvero possa fare la differenza quel che pensano o non pensano i calciatori? A quel punto è solo una scelta: dentro o fuori” le ultime parole del giocatore.

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