Nel Consiglio Federale occorso solo ieri pomeriggio, non solo si è deciso delle sorti del calcio italiano come pure della ripresa della Serie A, ma pure si è consumata una grande guerra politica, da cui è uscito senza dubbio vincente il presidente della Federazione Gravina, che davvero “non ha fatto prigionieri” nella battaglia aperta contro i club della Lega Serie A. E ora alla Lega, prossima riunirsi in consiglio per decidere della Coppa Italia come pure delle prossime tappe della ripartenza e degli scenari in caso di nuovo stop, voleranno parole pesantissime su quanto occorso ieri in Consiglio. E non potrebbe essere altrimenti: ieri di fatto Gravina ha sconfessato in pieno tutte le obiezioni piste sul tavolo dai club della Serie A sugli scenari che si presenteranno in caso di nuovo stop al campionato: a dispetto dalle richieste della Lega (che vanta la pretesa di avere un maggior peso specifico nelle decisioni) play off e play out si faranno e in caso di nuovo stop si agirà d’ufficio con l’utilizzo dell’algoritmo.



Non solo: la FIGC ha intenzione di usare ulteriormente il pugno duro promettendo l’esclusione dal campionato per i club che con qualche trucchetto non rispetteranno i protocolli sanitari, facendo ben capire che non accetterà strane manovre e escamotage di qualsiasi tipo dalla Serie A per la ripartenza. Una debacle dunque completa della serie A, “messa dietro alla lavagna” da Gravina, il quale ha castigato esigenze, interessi e scenari del calcio di vertice che pure porta sicuramente più introiti nel sistema. Sconfitta, maturata in maniera violenta e che ha portato nella notte a telefonate al vetriolo tra i presidenti dei club della Serie A: e che pure ha portato a galla la volontà ancora non composta ma certo latente, che i club del primo campionati acquisiscano maggior indipendenza e autonomia dalla Federcalcio, secondo quanto già accade in Inghilterra con la Premier League.



E’ SCONTRO TOTALE TRA I CLUB DELLA SERIE A E GRAVINA

Ma spinte indipendentiste a parte, certo quello che si è consumato ieri è uno scontro politico che avrà conseguenze importanti e non solo in vista della prossime elezioni federali (dove è certo che nessun club della Serie A appoggerà Gravina). Anche perchè quello a cui abbiamo assistito ieri è stata anche la completa solitudine che la Lega A vive all’interno del Consiglio: la linea di Gravina con play off e algoritmo è infatti passata con 18 voti a favore, una maggioranza schiacciante.  La Lega, convinta di dover avere un maggior potere decisionale in Federazione non è riuscita a portare verso di sè praticamente nessuno degli altri elementi seduti al tavolo: dalla B alle Associazioni di Calciatori e Allenatori, sempre più spesso avversarie (benchè arrivino dal primo campionato il 90% degli emolumenti per i loro tesserati).



Ma non solo perchè pare che pure all’interno dei 20 club in sede di Consiglio si sia aperta una netta frattura. Il fronte interno infatti non sarebbe stato troppo compatto ieri pomeriggio: dall’insolito silenzio di Lotito (lo stop alle retrocessioni sfavorisce la sua Salernitana), fino allo scontro verbale che sarebbe occorso tra Cairo e Gravina alla vigilia del Consiglio (e che avrebbe spinto il numero 1 della FIGC a mosse “vendicative” il giorno dopo). Fino alla presa di posizione in difesa della Serie A di Marotta, il quale, come ci riporta il Corriere dello sport, pare che abbia ben protestato sull’impossibilità di trovare una norma per il primo campionato, che determini le griglie per la poule scudetto e così via. Ma a tale perplessità, come pure a tutte le incertezze portate dalla Serie A, lo stesso Gravina ha tagliato ben corto, facendo capire che altrimenti ci avrebbe pensato lui: una posizione che non gli ha certo valso epiteti di stima. Insomma, decisa la ripresa della Serie A e del calcio, non pare che sia proprio di vittoria del calcio che si parli oggi, ma anzi di polemiche e scontri politici, oltre che di un sistema che chiede, ormai da troppo, a gran voce una completa rivoluzione, prima che imploda.