Qualche timido segnale di ripartenza della nostra economia nelle ultime settimane è arrivato, ma il terreno da recuperare, rispetto alla fase precedente lo scoppio della pandemia, è ancora tanto. La crisi potrà forse essere l’occasione per alcuni cambiamenti importanti. O almeno questa pare essere la strategia europea dietro al Recovery fund, che farà affluire molte risorse ai Paesi più colpiti, in particolare l’Italia, condizionate però alla messa in campo di interventi utili a costruire un sistema più solido ed efficiente. Di strategie per la ripartenza si parlerà oggi al Meeting di Rimini in un incontro che vedrà l’intervento di Paolo Gentiloni, Commissario europeo per gli Affari economici, e la presenza, tra i relatori, di Marco Sesana, Amministratore delegato di Generali Italia, cui IlSussidiario ha posto alcune domande.



Il tema dell’incontro a cui partecipa è “Una nuova economia per l’Unione europea?”. Naturale pensare quindi al Recovery fund, lo strumento che l’Europa si è data per costruire la ripresa. Secondo lei, come potrà aiutare il nostro Paese nella ripartenza?

Mi faccia fare una premessa: per guidare la ricostruzione e la ripresa dei prossimi mesi servirà una fortissima guida e pianificazione per individuare i settori strategici, di importanza prioritaria, sui quali come Paese dobbiamo investire. Io credo che ci siano molte idee buone, quello che sarà importante è una chiara governance e un piano di esecuzione definito. Al di là degli strumenti che saranno messi in campo, l’elemento di successo sarà la governance per implementare in maniera rapida ed efficace le diverse iniziative di sviluppo senza dispersione di risorse. Tutto questo analizzando tutte le filiere e non dimenticandoci le lezioni che abbiamo imparato in questa emergenza: sia in termini di rischi non compresi, sia in termini di allocazione strategica delle attività. Credo, infatti, che le due direttrici imprescindibili in una visione di sviluppo all’altezza dei nostri tempi, e che il Covid-19 ha portato in primo piano, siano la sostenibilità e la digitalizzazione. Il Recovery fund credo sarà uno strumento potente di accelerazione verso un’economia più sostenibile e più digitalizzata.



La sostenibilità è un principio che Generali conosce bene. Come concretamente potrà tradursi per aiutare la nostra economia?

Le imprese hanno oggi il dovere di essere punto di riferimento per le persone e le comunità, per ripartire su basi più solide e solidali. È una mia profonda convinzione, da molto prima di Covid-19: come dico spesso la responsabilità sociale non è l’attività del venerdì pomeriggio, ma è il cuore di un’impresa moderna. Coincide con l’agire sostenibile, non è un’azione che sta a fianco del nostro fare business. Ma è il nostro modo di fare bene impresa per avere un impatto positivo sull’economia reale con un obiettivo di lungo periodo e su temi ad alto impatto sociale: welfare, educazione, arte, cultura, ambiente ed eventi naturali. Per noi di Generali è un tema centrale: è un abilitatore del nostro piano strategico 2019- 2021, un orientamento che viene da lontano, dalla nostra storia e dal nostro radicamento. È il modo in cui concretamente traduciamo in azioni la nostra ambizione di essere partner di vita delle persone intrecciando business e impegno nelle comunità. La sostenibilità si inserisce nelle partite strategiche dei prossimi anni che determineranno la capacità di imprese e Stati di innovare. Ecco perché sono molto importanti gli investimenti in istruzione e ricerca. Sono convinto che migliorare la qualità del nostro capitale umano significa migliorare l’intero sistema Paese. Questo è un impegno che noi portiamo avanti.



In che modo?

Con una continua formazione all’interno di Generali con oltre 1,5 milioni di ore di formazione all’anno, ma siamo anche impegnati nelle scuole con il nostro programma Ora di Futuro, che ha l’obiettivo di educare i bambini di oggi per garantire un futuro migliore agli adulti di domani. In questo nostro agire ci sentiamo parte di un movimento, sempre più ampio, che comprende persone, imprese, istituzioni: in questo movimento ci riconosciamo e all’interno di questo vogliamo attivare una competizione positiva che renda la nostra impresa motore di sviluppo insieme a tutti i nostri stakeholders: le nostre persone, i nostri agenti, i nostri clienti, le comunità nelle quali lavoriamo.

Come può invece il settore assicurativo contribuire alla ripresa del Paese?

Il nostro lavoro è essere vicini alle persone, alle famiglie e alle impese con strumenti di prevenzione e protezione nei momenti rilevanti della vita: dal risparmio, agli investimenti, fino alla salute, al welfare e al lavoro. Come Generali, ad esempio, sosteniamo una famiglia su tre e un’impresa su quattro in Italia è assicurata con noi. Questa dà l’idea di quanto possiamo contribuire nella ripresa. Inoltre, il settore assicurativo è il maggiore investitore istituzionale, con oltre 10.200 miliardi di euro di asset gestiti ed è quindi a maggior ragione in grado di contribuire il finanziamento della ripresa.

Pubblico e privato possono collaborare per accelerare la ripresa e anche per “proteggere” le comunità e le persone dai contraccolpi della crisi?

In situazioni come questa sono convinto che la cooperazione fra mondo imprese e settore pubblico sia di più grande valore rispetto a una competizione non guidata. Abbiamo imparato dall’analisi di settori che per allargare gli spazi di crescita vale molto di più la cooperazione. Oggi più che mai per un’impresa è necessario agire insieme ai propri stakeholders – clienti, dipendenti, agenti, fornitori, istituzioni e comunità – con l’obiettivo di generare fiducia valorizzando le competenze di ognuno e offrendo soluzioni concrete e immediate. Questa è la strada che abbiamo scelto in Generali. La nostra Compagnia negli anni ha sempre sviluppato il proprio business partendo dai bisogni delle persone, i nostri clienti, agenti e dipendenti. Anche con iniziative sociali nel welfare e nel terzo settore, nella scuola. Fino al sostegno dato a famiglie, aziende, associazioni, protezione civile e istituzioni locali durante l’emergenza Covid, per cui solo in Italia ha messo in campo il piano di azioni #InsiemeGeneriamoFiducia da 110 milioni di euro per l’emergenza sanitaria e la ripresa. Per affrontare le sfide contemporanee vedo anche la necessità di sviluppare un patto strategico a livello europeo. Qui è fondamentale il ruolo che possono giocare grandi imprese nazionali – campioni nazionali – in grado di muoversi attraverso una rete istituzionale e di mercato.

Una partnership pubblico-privato in Italia da sviluppare in quale ambito?

Credo che in questo momento sia necessario sviluppare una partnership tra pubblico e privato, anche a tutela di tutte le imprese di filiera, nell’ambito di una politica industriale chiara per cogliere le potenzialità di mercato che ci saranno a valle di questa crisi. Questa è anche l’occasione, come dicevo prima, per dare il via a riforme strutturali capaci di ridisegnare una politica industriale più solida e più agile accelerando verso una riconversione sostenibile delle nostre economie. È il momento per un cambio di focalizzazione nel nostro Paese, ma anche a livello europeo, su infrastrutture, sanità e formazione, ricerca e innovazione.

Che impatto sta avendo per Generali questa crisi? Avete dovuto rivedere le vostre strategie?

La nostra ambizione è quella di essere Partner di Vita nei momenti rilevanti delle persone. Il Covid-19 ha rappresentato un importante banco di prova per noi. Abbiamo raccolto questa sfida, dal primo giorno. In questa fase di transizione, sicuramente abbiamo una certezza: la nostra strategia Partner di Vita ha oggi ancora più valore perché si focalizza sull’attenzione verso le persone. Le nostre priorità sono: essere più vicini ai clienti; rafforzare la nostra Rete con il digitale; avere una macchina operativa più agile e più smart; essere più sostenibili. Sono convinto che nei prossimi mesi sarà più che mai fondamentale continuare ad agire insieme con azioni concrete, alzando lo sguardo verso il futuro per costruire una nuova normalità.

In queste settimane avete annunciato una partnership strategica con Cattolica Assicurazioni

L’accordo con Cattolica rappresenta una partnership italiana e un’opportunità unica oggi per rafforzare la presenza sull’intero territorio per essere vicino alle famiglie, agli imprenditori e alle piccole medie imprese – in particolare nel Veneto e a Verona – che saranno il motore della ripresa e dello sviluppo del nostro Paese. È un’occasione di crescita per entrambe le Compagnie che creerà valore per i soci, dipendenti, agenti e territori. Con Cattolica condividiamo una visione comune che mette la persona al centro e affianca l’azione di business con l’impegno verso le comunità. Come dicevo questo per noi vuol dire avere un impatto positivo nell’economia reale e rafforzare il ruolo sociale dell’assicuratore.

(Lorenzo Torrisi)