Ogni anno assistiamo a miliardi di tonnellate di ghiaccio dell’Artico perse a causa del riscaldamento globale. A monte le motivazioni sono sempre state associate ad un cambiamento climatico dovuto a sua volta al sempre crescente inquinamento dell’atmosfera e alla combustione di carboni fossili. Ma come stanno veramente le cose? Un recente studio sembra ridurre, al contrario di quanto ci è stato ripetuto negli ultimi tempi, l‘importanza delle emissioni di CO2 nel fenomeno di scomparsa dei ghiacci marini.



La ricerca, come riporta Le Figaro, è stata condotta da un team di studiosi dell’Università di Scienza e Tecnologia di Pohang, in Corea del Sud, pubblicato su Nature Communications. Nemmeno uno scenario con basse emissioni, secondo le stime degli scienziati autori dello studio, ad oggi riuscirebbe ad impedire o rallentare il verificarsi della scomparsa dei ghiacci nell’Artico, circa un decennio prima di quanto atteso. Ci sarebbe perfino anche una data: settembre 2030.



Impatto dell’assenza di ghiacci nell’Artico

L’Artico continua ad essere la regione più esposta al cambiamento climatico: qui infatti gli aumenti di temperatura sono sproporzionatamente più elevati rispetto al resto del pianeta. Sta di fatto che inevitabili sarebbero le conseguenze se le previsioni del citato studio si verificassero davvero.

Un Artico senza ghiaccio marino avrebbe ripercussioni sulle società umane e sugli ecosistemi naturali su tutto il pianeta, quindi sia all’interno che all’esterno dello stesso Circolo. Ad esempio, questo potrebbe causare cambiamenti significativi per l’attività marina, accelerando ulteriormente il riscaldamento dell’Artico e alterando il ciclo del carbonio, il ciclo biogeochimico attraverso il quale il carbonio viene scambiato tra la geosfera, l’idrosfera, la biosfera e l’atmosfera della Terra. Insomma, l’impatto sarebbe abbastanza devastante. Di qui l’importanza di iniziare a pianificare modalità di adattamento ad uno scenario del genere.