In assenza di una riforma pensioni 2022 che possa rendere strutturabile la normativa per la exit lavorativa non soltanto dei lavoratori attuali, ma anche dei giovani la cui carriera è caratterizzata da discontinuità lavorativa, si fanno largo le scelte da parte dei singoli lavoratori di trovare il modo o l’escamotage per scappare da quella che è un’incertezza vera e propria, vale a dire la normativa che determinerà la data in cui possono fare accesso alla pensione, senza avere una decurtazione del proprio assegno mensile. Una di queste strategie è il riscatto della laurea che però, per l’anno 2022, visto variare leggermente la normativa: vediamo dunque qual è la normativa che soggiace alla deducibilità degli oneri di riscatto della laurea e l’indicazione all’interno della dichiarazione dei redditi oltre al riconoscimento per le esperienze professionali con i cfu.



Riscatto della laurea: quanto costa

Abbiamo già parlato del riscatto della laurea agevolato che ha un costo di 5.240 l’anno oltre che dei costi totali per il riscatto integrale della laurea che può venire a costare anche 22.000€ l’anno.

Naturalmente il prezzo del riscatto della laurea ordinario non è uguale per tutti e infatti nel 2018 il riscatto della laurea agevolato era di 5.184,3 euro, mentre dal 2019 è aumentato a 5.240 euro circa. Il prezzo pagato per riscattare la laurea però è detraibile al 19% per chi sostiene la spesa che può essere pagata in un’unica soluzione oppure a rate fino a 10 anni, che comprendono quindi 120 rate.

Il pagamento per il riscatto della laurea può avvenire attraverso il MAV oppure la F24 che sta per sostituire tutti i pagamenti della pubblica amministrazione, imposte, tasse e quant’altro. In attesa che l’Agenzia delle entrate si organizzi con un F24 universale che ha recentemente annunciato, vediamo la normativa che consente di dedurre al 19% i costi sostenuti per il pagamento del riscatto della laurea.

Riscatto della laurea: è deducibile in dichiarazione dei redditi?

Con la risposta numero 482 del 19 ottobre 2020, l’Agenzia delle entrate risponde alla deducibilità degli oneri del riscatto versati analizzando il caso di un dipendente pubblico.

In questo caso l’agenzia specifica citando la risoluzione 298 del 12 settembre 2002 e la circolare numero 19 dell’8 luglio 2020, oltre alla risoluzione europea numero 25 del 3 marzo 2011 che chiariscono quanto siano sempre deducibili versamenti per qualsiasi causa come il riscatto del corso di laurea, la prosecuzione volontaria del versamento dei contributi dopo l’età di pensionamento e il ricongiungimento dei periodi assicurativi maturati presso altre gestioni previdenziali obbligatorie.

Nella risposta 490 della 21 ottobre 2020 l’agenzia afferma che il riscatto finanziato dall’azienda come incentivo all’esodo volontario dei lavoratori versato direttamente all’INPS e inoltre:

  • può essere dedotto ai fini Ires,
  • mentre è indeducibile ai fini IRPEF in quanto è erogato come incentivo al pensionamento ed è soggetto ad una tassazione separata.

Riscatto della laurea: deducibile anche se il periodo universitario è inferiore

Tuttavia l’Agenzia delle entrate ha chiarito con il messaggio 1512 del 2022 che il riscatto della laurea può essere riconosciuto anche nel caso il percorso in cui gli anni di iscrizione all’università risultino inferiore a quelli previsti, soprattutto se associate ad altre attività formative come tirocini lavorativi oppure i corsi professionalizzanti purché riconosciuti dall’università attraverso l’attribuzione di crediti formativi universitari chiamati appunto cfu.