Il riscatto della laurea ai fini pensionistici è un diritto a cui potrebbero aderire tutti i contribuenti che vogliono convertire gli anni di studio in contributi previdenziali. Di recente la Corte Costituzionale con la sentenza numero 112 si è espressa sul principio della “neutralizzazione”.

Facciamo chiarezza: la neutralizzazione è quel meccanismo finalizzato a tutelare i contribuenti che negli ultimi anni hanno percepito uno stipendio più basso.



Riscatto della laurea ai fini pensionistici: come cambia la sentenza

Grazie alla sentenza 112 La Corte Costituzionale promette agli interessati al riscatto della laurea di poter passare dal calcolo retributivo a quello misto. Un vantaggio importante dato che negli ultimi anni lo stipendio medio è risultato più basso rispetto a quello percepito molti anni prima.



I beneficiari possono richiedere di conteggiare tutti gli anni di lavoro – salvo gli ultimi due – qualora risultassero favorevole per il contribuente. Non sarà possibile godere di questo beneficio se questo periodo è indispensabile per cumulare i requisiti per il pensionamento.

La sentenza

La sentenza della Corte Costituzionale ha ritenuto illegittima la neutralizzazione dei contributi versati ai fini del riscatto della laurea ai fini pensionistici (con il passaggio al sistema misto) e nello specifico entrerebbe in contrasto con gli articoli 3:

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge.



E 38:

Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale.

Grazie a questo provvedimento giurisdizionale i lavoratori che avrebbero dei vantaggi a passare al sistema misto potranno usufruire della neutralizzazione.

La Corte aggiunge inoltre che il contribuente può godere di questo beneficio anche laddove la neutralizzazione risulti ininfluenti ai fini del riscatto della laurea, cancellando gli ultimi anni dove la retribuzione era particolarmente bassa.