Gli studenti universitari che hanno conseguito la laurea possono avvalersi del riscatto degli anni contributivi “persi” pagando un onere che permette di trasformare quest’ultimi in contributi previdenziali.

Una soluzione conveniente ma anche molto costosa (e per questo non è alla portata di tutte le tasche). Con l’inflazione e i rincari globali anche questa “imposta” nel 2024 risulta essere più esosa rispetto a quella prevista negli anni precedenti.



Riscatto laurea: nel 2024 si paga di più

Il riscatto della laurea 2024 può essere agevolato oppure ordinario. Anche nel regime meno caro il prezzo aumenta di 300€ se confrontato al listino “fisso” del 2023. I requisiti da rispettare sono due: non godere di una pensione e né aver versato contributi prima del 31 dicembre del 1995.



Per chi opta per il calcolo contributivo della pensione è possibile tener conto – ad eccezione del caso – di quanto versato prima del 1996.

La pratica può essere inviata autonomamente tramite il Contact Center multicanale oppure compilando la domanda online. Come da circolare INPS ecco cosa è possibile riscattare:

  • I diplomi universitari con corsi dalla durata minore a due anni e oltre i tre;
  • Corsi di diplomi di laurea di durata minore a quattro e oltre i sei anni;
  • Diplomi di specializzazione ottenuti post laurea e dopo aver terminato un corso di durata minore ai due anni;
  • Corsi di dottorati di ricerca;
  • Titoli accademici previsti dal Decreto 3 novembre del 1999, numero 509 (Laurea L) e Laurea Specialistica (LS).

I soggetti beneficiari devono risultare inoccupati e non iscritti a nessuna cassa previdenziale. Il versamento deve corrispondere alla soglia minima imponibile annua da moltiplicare per l’aliquota AGO.



Dopo aver versato la somma spettante all’INPS, la stessa sarà convertita in contributi previdenziali (considerati appunto ai fini pensionistici). I periodi da riscattare prevedono due forme differenti a cui porre attenzione: quelle che sfruttano il sistema contributivo e quelle con il sistema retributivo.