Il riscatto della laurea non può essere ‘neutralizzato’ – o annullato – per passare dalla pensione contributiva a quella mista a seconda della convenienza del futuro pensionato: l’ha definito con la senza 112 – emessa nella giornata di oggi, giovedì 27 giugno 2024 – dalla Corte Costituzionale ai sensi di una presunta illegittimità costituzionale avanzata dal Tribunale del lavoro di Roma. La questione è abbastanza delicata, oltre che precisa e riferita ad un caso specifico, dunque per comprenderla al meglio dobbiamo fare un passo indietro ad una causa avanzata da un lavoratore prossimo alla pensione che voleva vedersi annullati i contribuiti ottenuti con il riscatto di laurea.
Un meccanismo che (legalmente) è possibile e regolamentato, ma che in questo specifico caso era utile – scrive la stessa Corte in un comunicato stampa – a “‘fuoriuscire’ dal sistema [retributivo], rivelatosi (a differenza di quanto pensava il ricorrente, ndr.) meno conveniente” rispetto a quello misto. Cosa significa? Che il lavoratore in questione voleva annullare il riscatto di laurea per passare dalla pensione retributiva – che la Corte Costituzionale definisce “meno conveniente” – a quella mista; e secondo il tribunale romano l’assenza di una norma in merito sembrava lesiva degli articoli 3 e 38 della Costituzione.
Cos’ha detto la Consulta sulla neutralizzazione del riscatto di laurea per la pensione
Partendo dalla fine: secondo la Corte l’ipotesi di incostituzionalità non regge perché la neutralizzazione dei contribuiti – in questo caso maturati grazie al riscatto “volontario” degli anni di laurea – funziona solo nel caso in cui si opti per la pensione retributiva e serve ad evitare che la base pensionabile di partenza si riduca. Non solo, perché la Corte ricorda anche – da un lato – che la neutralizzazione si applica solo nel caso in cui i contributi da annullare siano aggiuntivi rispetto alla maturazione della pensione; e che – dall’altro – in nessun caso si parla di riscatto di laurea ma solamente dell’annullamento dei contributi “correlati all’ultimo scorcio della vita lavorativa“.
Tornando al caso in esame, il parere della Consulta è che il ricorrente avrebbe tentato di sfruttare l’annullamento dei contributi per passare da un sistema pensionistico all’altro in virtù – esclusivamente – della convenienza economica in pieno contrasto con “il principio di certezza del diritto”. Cosa significa? Che non è possibile neutralizzare i contributi maturati con il riscatto di laurea per passare dalla pensione retributiva a quella mista; ma vale solo nel caso in cui il pensionato voglia eliminare gli ultimi anni lavorativi per non intaccare la sua base pensionistica.