Scopo del riscatto della laureaMessaggero riporta come l’adeguamento all’inflazione abbia comportato un aumento dei costi anche per coloro che vorranno sfruttare questa occasione.

Si attende l’apposita circolare Inps ma già da ora sul sito dell’ente previdenziale, riscattare ogni anno di università costerà con l’opzione agevolata oltre 6mila euro l’anno. Per la precisione quasi 6.100, rispetto ai 5.776 dello scorso anno. In partica, si tratta di un incremento del 5,7%. Il riscatto cosiddetto “light” è una delle due possibilità offerte dall’Inps, quella a prezzo fisso, mentre con l’altra, l’ordinaria, il costo sale o scende a seconda del proprio reddito nei dodici mesi precedenti alla domanda. La stangata è frutto dell’inflazione, che non fa rivalutare solo gli importi delle pensioni o dell’Assegno unico universale per i figli, ma fa anche crescere il reddito minimo imponibile di artigiani e commercianti.



RISCATTO DELLA LAUREA, DUE METODI ALTERNATIVI

Introdotto nel 1997 il riscatto universitario permette di far figurare il periodo di studi come anni di lavoro, con gli appositi contributi, tenendo esclusi gli anni fuori corso. Fatta eccezione per i master, è possibile riscattare. La normativa infatti fa riferimento alla durata legale del percorso universitario. Va poi precisato che se il periodo da riscattare cade nel periodo contributivo (dopo il 1996) per il riscatto agevolato il costo per ogni anno di riscatto è fisso, mentre per quello ordinario si calcola moltiplicando il reddito medio percepito nei dodici mesi precedenti alla domanda di riscatto per l’aliquota della contribuzione indennità vecchiaia e superstiti (Ivs), anche nel 2024 al 33%.



Quest’anno, con l’aumento del reddito minimo imponibile di artigiani e commercianti oltre i 18mila euro (era 17.504 nel 2023), il riscatto ordinario della laurea costa meno solo se il proprio reddito è sotto questa soglia (mentre per chi non ha mai lavorato vale il costo fisso a 6mila euro). Più difficile invece il calcolo dei costi se si riscattano anni di laurea prima del 1996 (o fino a fine 2011 con almeno 18 anni di contribuzione maturati prima del 1996), cioè quelli che cadono nel sistema retributivo. Il costo si stima tramite il metodo della riserva matematica, cioè sulla base del beneficio pensionistico che deriva dal riscatto stesso. Per anticipare la pensione in linea di massima il riscatto conviene se si è cominciato a lavorare prima dei 30 anni o se si è vicini all’età pensionabile. Più si paga, poi, più contributi si versano.



RISCATTO LAUREA, LE NOVITÀ PER I GIOVANI

Con una circolare Inps uscita venerdì scatta la possibilità di trasferire gratuitamente il montante contributivo generato con il riscatto della laurea, anche per i giovani senza lavoro, una volta iscritti a una gestione previdenziale dell’ente pensionistico. Proprio per chi oggi ha tra i 26 e i 43 anni ci potrebbero poi essere riflessi negativi sulle pensioni future per effetto delle nuove regole sulla pensione di vecchiaia a 67 anni. In base infatti all’ultima legge di Bilancio, se le regole non cambieranno in futuro per il riscatto laurea, i cosiddetti Millennials potranno accedere alla pensione di vecchiaia (a 67 anni di età e 20 di contributi) senza più dover raggiungere l’importo minimo di 1,5 volte l’assegno sociale. Sarà invece possibile anticipare l’uscita pensionistica (a 64 anni di età e 20 di contributi) solo se l’assegno pensionistico è pari a tre volte a quello minimo. L’importo pensionistico sarà però piuttosto basso e potrebbe attestarsi tra i 500 e i 600 euro.

Se quindi non si guadagnano almeno 46mila euro lordi l’anno, per avere un assegno previdenziale appena sopra i 1000 euro al mese, ai Millennials non resterà che la pensione di vecchiaia senza paletti, con l’età che supera i 70 anni (si può arrivare in alcuni casi addirittura a 75).