Un numero crescente di analisti, tra cui chi scrive, sta segnalando un rischio prospettico per l’economia italiana: limiti stringenti per il ricorso all’indebitamento combinato con un aumento dei tassi monetari che implica un rallentamento della crescita via restrizione/costo del credito, complicato dalla fine del programma di acquisiti dei debiti nazionali da parte della Bce. In una situazione dove l’Italia ha bisogno di circa 40-60 miliardi di denaro pubblico o detassazione, in più di quanto fissato nel bilancio, per sostenere la crescita e compensare danni pandemici e di inflazione dovuti a guerra e/o a restrizioni nelle forniture globali. 



Entro questo quadro andrebbero inserite misure di sollievo per le aziende italiane intrappolate nella Russia sanzionata e contro-sanzionante (circa 400) e/o che hanno perso export. L’Ue ha sospeso per tutto il 2023 i vincoli del Patto di stabilità e quindi il gap italiano potrebbe essere compensato da più deficit eurocompatibile? 



Non sarà possibile: l’Ue ha dichiarato, mirando all’Italia, che tale sospensione non deve aumentare il debito. Ciò in teoria sarebbe negoziabile. Ma il mercato finanziario internazionale sta già mostrando che reagirà a extradeficit senza ombrello europeo aumentando il premio di rischio per comprare/rifinanziare titoli di debito italiano. Tale pericolo sistemico è valutato dal Governo italiano peggiore dell’impoverimento eventuale e relativo di parte della popolazione e dell’economia e si è già adeguato a tale scenario producendo un progetto di bilancio 2023 inferiore al fabbisogno. 



Tale impostazione è tecnicamente razionale, ma accende guai gravi di impoverimento: chi scrive ha annotato con preoccupazione che il Fmi prevede una crescita per l’Italia solo dell’1%, con rischio di stagflazione, per il 2024. 

Possono essere evitati? È possibile mitigarli via una politica economica italiana attiva che si muova in tempo utile. Da un lato, è improbabile che l’Ue attivi uno scudo finanziario a responsabilità finanziaria comune per gestire lo stress economico del conflitto indiretto con la Russia. Dall’altro, l’Ue sta convertendo il denaro comune non impiegato per il Recovery Fund (circa 200 miliardi) per alimentare il RePowerEu (300) e permetterà una revisione adattata alle contingenze del Pnrr italiano, nonché un impiego più mirato dei fondi strutturali. Se il Governo riuscirà entro il 2022 ad intercettare queste opportunità e a favorire la crescita – che appare migliore delle previsioni per il traino del turismo – i guai possibili nel 2024 potranno essere evitati. 

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