Al netto delle emozioni devastanti generate dalla guerra cinetica in Ucraina, va considerato che quella economica accesa da Nato/Ue/G7 contro il regime di Putin implica uno scudo che permetta, in particolare all’Ue che è più vulnerabile dell’America, di poter usare questa lancia senza subire effetti controproducenti. Inoltre, le nazioni europee sono colpite da molteplici shock precedenti il conflitto: aumento dei costi energetici e dei minerali critici dovuti a speculazione e blocchi economici a causa della pandemia che hanno lasciato ferite ancora aperte. 



La guerra ha peggiorato questi impatti pregressi e aggiunto quello di una possibile scarsità di beni agricoli basici solitamente esportati da Russia e Ucraina che sta aggravando l’inflazione e il rischio di destabilizzazione delle nazioni importatrici nell’Africa settentrionale. Da un lato, i Governi del complesso democratico internazionale stanno attuando misure di mitigazione della turbolenza detta. Dall’altro, è osservabile un gap che deve essere colmato. 



La Germania lo ha calcolato e ha annunciato un programma nazionale di 107 miliardi, in esecuzione da giugno, dedicato a una molteplicità di sostegni per la sua economia: in particolare ha messo al centro dell’intervento l’industria. Con questo scudo nazionale, senza debito europeo e sfruttando la sospensione delle regole Ue e nazionali sui limiti di deficit e aiuti di Stato, potrà tenere il suo Pil positivo nel 2022-23 anche nello scenario di caso peggiore. 

Nelle stime di Banca d’Italia, questo comporterebbe un Pil negativo per la nostra economia nazionale. Pertanto l’Italia, facendo le dovute proporzioni, avrebbe bisogno di uno scudo attorno ai 50 miliardi – un po’ meno se confermati alcuni buoni segnali di turismo e dintorni – aggiuntivi a quanto previsto all’attuale progetto di bilancio: solo 5. Per cosa? Compensazioni alle imprese che stanno riducendo la produzione per eccesso di costi o scarsità, crediti garantiti dallo Stato, tetti ai costi energetici di famiglie e imprese per ridurre l’inflazione, ecc. Ma anche per evitare che i costi della “lancia economica” vengano finanziati da aumenti della pressione fiscale. Questi inevitabili se non intervenisse un fondo europeo, tipo quello pandemico: la Germania ha spalle larghe per reggere un indebitamento solo nazionale, l’Italia no. 



Il punto: l’Ue sta predisponendo tale fondo scudo? Gira il nome: “War Recovery Fund” con una possibile data a giugno. Ma per il resto è nebbia. La priorità politica è dissiparla per difendere fiducia economica e redditi. 

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