Il rischio per il terrorismo islamico sembra essere tornato tristemente attuale in questo periodo, soprattutto in seguito alle dichiarazioni del ministro degli Interni francese, Gérald Darmanin, in visita negli Stati Uniti. Il Ministro, infatti, si è detto preoccupato dell’arrivo, ormai imminente, delle Olimpiadi 2024 che si terranno a Parigi dal 26 luglio all’11 agosto e che porteranno gli occhi di tutto il mondo puntati sulla Francia. D’altronde proprio nello stato francese si è concentrata la maggior parte delle azioni plateali di terrorismo islamico durante il complesso periodo dell’ISIS, ed ora il rischio potrebbe portare a nuove morti in occasione di uno gli eventi internazionali più seguiti che porteranno centinaia di migliaia di persone a Parigi.
Il rischio terrorismo islamico alle Olimpiadi 2024
Il ministro degli interni francese ha fatto il suo discorso sul crescente rischio del terrorismo islamico in occasione di una visita negli Stati Uniti che si è conclusa venerdì 19. Lo scopo della visita era proprio quello di saldare i rapporti con Washington, nell’ottica di una nuova collaborazione tra Francia e Stati Uniti nella lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata. Il ministro Darmanin dopo aver incontrato la vice procuratrice Lisa Monaco, ha incontrato anche il segretario per la sicurezza interna Alejandro Mayorkas e ha visitato il centro di addestramento dell’FBI a Quantico.
Parlando in una conferenza stampa, il ministro Darmanin ha sottolineato che “siamo venuti a ricordare che per gli europei, e per la Francia, il rischio primario è il terrorismo islamico sunnita e che la collaborazione antiterroristica tra servizi di intelligence è assolutamente essenziale”. In particolare, la preoccupazione verterebbe soprattutto attorno alla ricostruzione dello Stato islamico che è seguita al ritiro delle truppe americane dall’Afghanistan, e al ritiro della Francia dalle sue missioni in Africa. Concludendo il suo discorso sul rischio di una nuova minaccia da parte del terrorismo islamico, Darmanin ha detto che gli USA, “in un momento in cui hanno forse una visione più domestica delle sfide (supremazia bianca, sparatorie ripetute, cospirazioni)”, non dovrebbero “dimenticare quella che ci appare in Europa come la prima minaccia”.