Riscoprire li silenzio. Arte, musica, poesia, natura fra ascolto e comunicazione” di Nicoletta Polla-Mattiot è il titolo del libro da cui è stato tratto il brano proposto nelle tracce della prima prova scritta di italiano della Maturità, in particolare per la tipologia B3. L’opera, pubblicata vent’anni fa, è un percorso che parte da una convinzione, che il silenzio sia un’arte e abbia delle regole da praticare e insegnare. Impararne il valore è fondamentale per ricostruire una nuova relazione col tempo delle proprie esperienze, tenendo conto che il silenzio ha vari ambiti di applicazione, citati dalla stessa giornalista nel titolo del suo libro.



Infatti, in questa opera saggistica l’autrice esplora varie discipline per parlare di un tema, quello del tacere, offrendo così prospettive diverse. L’aspetto particolare del silenzio è che è negazione, perché di fatto rappresenta qualcosa che non c’è, come voci, rumori e suoni, però si comprende che in realtà sia comunque qualcosa, come lo spazio tra la voce e il rumore, di conseguenza anche un tempo.



RISCOPRIRE IL SILENZIO COME STRUMENTO DI COMUNICAZIONE

Ci sono vari tipi di silenzio che Nicoletta Polla-Mattiot cita nel suo libro che ha ispirato una delle tracce della Maturità: c’è quello dell’oratore prima del suo discorso e dell’analista nelle pause col suo interlocutore, così come quello del direttore d’orchestra per zittire la platea. Tutte queste forme di silenzio in realtà sono espressione, dicono qualcosa, esprimono il potere ad esempio sull’altro, non a caso per Kafka è “un’arma ancora più terribile del canto“.

Il silenzio è linguaggio, quindi comunicazione, per cui non va sottovalutato. Basti pensare che i greci avevano un dio a rappresentarlo, Arpocrate, in contrapposizione alla cultura del logos. La conclusione è che il silenzio non sia, dunque, negazione della comunicazione come all’apparenza si può ritenere, ma un modo per espanderla. Da non trascurare il fatto che il silenzio è condizione per l’ascolto, parte importante di una conversazione, che non penalizza, ma anzi avvantaggia, non a caso i professionisti della comunicazione imparano anche a individuare il momento giusto per rompere il silenzio.