Dopo mesi dai primi annunci, nella giornata di ieri il Governo ha varato una nuova (mini) riforma per il Fisco che mira a rendere più leggeri e rapidi da eseguire i meccanismi della cosiddetta Riscossione dei crediti: una linea annunciata dal vice all’Economia Maurizio Leo e dovrebbe mettere una toppa al problema degli oltre 1,2 miliardi di euro di crediti (al 94% inesigibili) che sono bloccati da anni e decenni nei magazzini della Riscossione, riferiti ad aziende che sono fallite o hanno cambiato destinazione sociale e a debitori deceduti o dichiarati ‘nullatenenti’.
Per ridurre il futuro accumulo di quelle cartelle inesigibili (e che saranno oggetto di un’altra riforma che le stralcerà dopo un ultimo, disperato, tentativo di recupero dei crediti da parte del Fisco) il Governo ha pensato di introdurre dal primo gennaio 2025 una nuova scadenza a 5 anni dall’emissione delle cartelle. Così facendo, se dopo 5 anni la Riscossione non è riuscita a recuperare l’ammanco, la cartella verrà automaticamente cestinate e potrà seguire tre strade differenti: il soggetto creditore potrà gestirla personalmente, oppure affidarla a privati con una gara pubblica o, infine, presentare nuove prove al Fisco che giustifichino un ulteriore tentativo da parte dell’Agenzia delle Entrate. Similmente, è stato allungato il periodo di rateizzazione dei debiti inferiori ai 120mila euro, che potranno essere restituiti in 120 rate mensili (al posto delle attuali 72), previa giustifica con l’ISEE della propria “temporanea situazione di obiettiva difficoltà”.
Le lacune della nuova Riscossione: multe per il Fisco e pignoramenti
Una norma (per certi versi) sicuramente positiva, perché è un fatto ormai assodato che la Riscossione presenta diverse lacune, mentre il Fisco si trova sommerso da cartelle del tutto inutili che ne rallentano i lavori alimentando questa macchina dell’inefficienza. Tuttavia, sono diversi gli esperti a dirsi leggermente preoccupati, evidenziando che il limite di 5 anni (lo ritiene il commercialista Gianluca Timpone, intervistato dal Giornale), danneggia il “contribuente impegnato nella Rottamazione che dimentica qualche rata viene immediatamente aggredito”, mentre per la mancata riscossione “a legge non dispone sanzioni per i responsabili” dei ritardi da parte del Fisco.
Differentemente, il collega Francesco Zappia ritiene il limite a 5 anni “in linea con una corposa giurisprudenza di legittimità rispetto ai canonici 10 anni”, mentre ritiene inaccettabile che manchi un chiaro riferimento, nella norma, “all’azione di autotutela obbligatoria se l’atto è viziato da errore di persona o calcolo”. Inoltre, rimane il centrale nodo del fatto che, mentre la legge impedisce i pignoramenti della prima casa dei debitori inesigibili agli occhi della Riscossione, lo stesso non avviene per gli enti terzi che potrebbero (dopo il limite di 5 anni) vedersi assegnare la cartella dal Fisco.