RISE ABOVE SBARCA TUTTI I MIGRANTI, LE ALTRE ONG NO: ECCO PERCHÈ
La situazione dei migranti è tornata di strettissima attualità dopo che diverse navi Ong – Rise Above, Humanity 1, Geo Barents, Ocean Viking) stanno giungendo in diversi porti italiani, trovando la decisione del Governo Meloni nella presa in carico “selettiva” dei soli fragili e malati. Alle critiche di Ue, Germania e delle principali opposizioni contro il decreto del Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, fa seguito un particolare da molti notato in queste ore: gli 89 migranti salvati nel Mediterraneo dalla nave Rise Above della Ong Mission Lifeline sono riusciti a sbarcare completamente nel porto di Reggio Calabria, mentre per le navi Humanity 1 (della Ong SOS Humanity) e Geo Barents (Medici senza frontiere) la gran parte dei migranti sono fatti sbarcare, mentre alcuni sono ancora a bordo con il divieto momentaneo di discendere a terra.
Accuse, polemiche e critiche per la “doppia” decisione del Governo nelle stesse ore su situazioni apparentemente uguali: ecco, il nodo è proprio il fatto che vi sia una differenza tra il caso Rise Above e le altre Ong salva-migranti. Il tema in realtà è molto semplice: quello della Rise Above è considerato dalle autorità italiane un “evento Sar”, ergo è stato accordato il permesso di sbarco al 100%. Gli eventi Sar si riferiscono prevalentemente a ciò che accade nel Canale di Sicilia durante i flussi migratori dal Nord Africa: l’evento Search and Rescue prevede che l’operazione di soccorso sia coordinato dalla Capitaneria di Porto. In sostanza, quando un mezzo della guardia costiera nella propria “zona Sar” avvisa una nave alla deriva, viene data comunicazione alla Capitaneria che fa scattare l’evento Sar informando tutte le unità navali nell’area, sia delle autorità che navi private. La Convenzione Sar tra l’altro impone un preciso obbligo di soccorso e assistenza delle persone in mare (“regardlerss of the nationality or status of such a person or the circumstances in which that person is found”), senza distinguere a seconda della nazionalità o dello stato giuridico, stabilendo oltre l’obbligo della prima assistenza «anche il dovere di sbarcare i naufraghi in un “luogo sicuro”», che non è necessariamente il porto più vicino.
L’EVENTO SAR E IL DIRITTO DI ASILO: COSA È SUCCESSO SULLA NAVE RISE ABOVE
Per questo motivo dunque la nave della Ong Mission Lifeline ha ricevuto il via libera dalle autorità italiane di salvare i migranti alla deriva e, successivamente, ha permesso di poterli sbarcare tutti e 89 (55 adulti di cui 19 donne, 34 minori) dalla Rise Above. Le persone salvate sono state portate nella palestra della scuola “Boccioni” di Gallico nella zona nord di Reggio Calabria, in attesa delle decisioni di ripartizione messe in campo dal Ministero dell’Interno in dialogo con gli omologhi europei. L’intera operazione è stata coordinata da Guardia Costiera e Prefettura: tutto il contrario di quanto invece avvenuto con Humanity 1 e Geo Barents, dove le navi Ong si sono dirette volontariamente verso aree “Sar” diverse dall’Italia, caricando i migranti alla deriva e portandoli nei porti italiani nonostante il decreto vigente.
Attualmente sulla Humanity 1 ci sono ancora 35 dei 179 migranti soccorsi (144 fatti scendere dalla commissione medica dell’USMAF), mentre sulla Geo Barents a bordo in questo momento ci sono ancora 214 migranti dei 357 salvati nel Mediterraneo. Il tema del diritto internazionale resta dirimente e trova diverse posizioni tra quella del Governo italiano, dell’Unione Europea e pure dalla CEI che lancia continui appelli alle autorità di non fare distinzioni tra i migranti a bordo, tra quelli da “salvare” e quelli invece da “rispedire” nei propri luoghi di appartenenza. Sul tema è intervenuto oggi lo storico e politologo Paolo Pombeni sul “Messaggero” sottolineando la necessità di produrre «una normativa di inquadramento del fenomeno dei grandi flussi migratori, una normativa che coinvolga quantomeno tutti i paesi della Ue». In questo modo l’Italia agirebbe di concerto con il resto dell’Europa e non si farebbe “dettare” la politica estera dalle scelte delle diverse Ong che già invocano provvedimenti legali e giuridici contro le scelte del Governo Meloni.