C’è qualcosa che mi ha sempre infastidito nel concetto di derivativo usato da buona parte della critica musicale italiana, una sorta di attaccamento maniacale a qualcosa che c’era e non ci sarà mai più con tale forza, persuasione e bellezza.
Editors, Milano, prima Alcatraz e poi Palasharp perché troppe persone vogliono vederli dal vivo, tournee di un ultimo album che sembra non aver convinto i più.
Questi ragazzi di Birmingham, prima epigoni dei Joy Division in chiave indie anni zero (Ian, tu sai che non direi mai niente del genere veramente convinto?!), poi band chitarristica quasi dilatata in epicità e infine la svolta elettronica, ballando su synth dark e oscurità ricercata.
Editors, bollati derivativi e con questo? Poco prima delle 22.00 la sequenza di apertura è presto fatta: In This Light And On This Evening, Blood e An End Has A Start, il pubblico ascolta, inizia a muoversi e poi si lascia catturare. I pezzi più vecchi sono cantati a memoria e la semplice verità è che qui non si ragiona sull’origine di questa musica, non ci si chiede quale canzone ricordi più alcune cose degli Echo and The Bunnymen o gli “immaginifici” Psychedelic Furs di Talk Talk Talk, non si fanno associazioni “new romantic” tra “Bricks and Mortar” (per la sensibilità di chi scrive la più riuscita del nuovo album insieme a You Don’t Know Love) e, ad esempio, A Victory of Love degli Alphaville.
Quello che è il comune sentire è che su Escape The Nest si accendono le luci e si plaudono Tom, Cris e gli altri perché si può essere enfatici senza diventare i Muse. Il palco si colora canzone dopo canzone di luci quali rosso, verde, blu quasi a voler sempre trasfigurare i componenti della band in ombre disegnate con movenze un po’ artefatte e un po’ no.
Derivativi dicevamo prima: quante volte quella tastiera ossessiva di The Boxer l’abbiamo sentita in quei lontani anni Ottanta eppure pochi accenni di chitarra distorta, un altro synth usato a viola e quella voce dritta dal centro delle tenebre allontana tutto e tutti, la mente corre a “lei”, perché c’è sempre una lei che non c’è più e che in questi cinque minuti ti fa sentire ancora più solo anche stanotte.
Editors, Milano, Palasharp quasi gremito e tutti saltano con The Racing Rats e Munich in attesa di quel singolo chiamato Papillon che a dispetto dei giornalisti di cui parlavamo sopra i ragazzi hanno eletto singolo alternativo di questo fine 2009. E per quelli un po’ più vecchi come me c’è ancora spazio per quell’ultima canzone, quella All Sparks che si fa tornare alla memoria il periodo indimenticabile della new wave inglese, quei quattro di Manchester che hanno bruciato la storia in solo due anni.
Certo, solo una sensazione leggera e emotiva, ma quanto basta per ringraziare gli Editors per come seriamente cercano di evocare con trasporto e buone capacità quei suoni e quell’atmosfera indimenticabile, riuscendo dal vivo a regalarci anche il cuore e il sudore.
Un ultimo consiglio: ascoltatevi Qui non si muore dei nostri italiani Elettronoir e poi fatemi sapere se volete.
(Simone “Nick” Nicastro)