I “Belle And Sebastian” sono uno di quei progetti che nel corso degli ultimi 15 anni hanno lasciato un’impronta personale e di eccelsa qualità nell’industria musicale mondiale. Attraverso una matrice spiccatamente britannica e l’uso appropriato di strumentazione diversa da quella classicheggiante pop/rock (vedi strumenti orchestrali di ogni genere) si sono imposti fin dal primo album come un piccolo caso di successo.
Senza dimenticare le bellissime confezioni dei loro dischi che risultano sempre in sintonia con la musica di gusto retrò del gruppo e di indubbia qualità superiore a quelle che si trovano normalmente sugli scaffali dei negozi di musica.
Il nuovo lavoro “Write About Love”, anticipato da una campagna pubblicitaria notevole su ogni mezzo di comunicazione (stampa, tv, internet, mini-concerti, installazioni artistiche), presenta un gruppo sicuramente in piena forma, completamente a suo agio con le atmosfere pop/melodiche/sognanti di sempre e già psicologicamente preparati per gli show che li porteranno in giro per tutto il mondo.
Da un punto di vista squisitamente musicale poche sono però le varianti (leggi rilevanti novità) delle composizioni di Stuart Murdoch e soci rispetto agli album di questi ultimi anni dove una certa verve indie/folk si è definitivamente persa in favore di arrangiamenti più complessi e sontuosi.
E forse è proprio questa scelta di “campo” a non convincere in pieno di “Write About Love” (come del resto già capitato con i precedenti “Life Pursuit” e “Dear Catastrophe Waitress”): brani come “Come On Sister” con il suo incidere armonico, “Calculating Bimbo” immersa in un romantico spleen anni 60 o “I’m Not Living In The Real World” giocosa quasi come un primo pezzo dei Beach Boys non sono sicuramente canzoni sconvenienti, ma lasciano una sorta di retrogusto amaro nell’ascolto.
I Belle And Sebastian sembrano indubbiamente divertirsi nel mescolare le carte tra un brano e l’altro ma purtroppo danno l’impressione di restare adagiati su stereotipi privi di autentici picchi qualitativi, di spunti “pericolosi” e di una maggior profondità d’intenti.
Certo ci sono anche quei brani che si candidano a essere nuove hit del gruppo come “I Want The World To Stop” primo singolo dell’album splendidamente giostrato tra il rincorrersi della flebile voce femminile, la melodica voce maschile e la ritmica incalzante di tastiera, chitarra acustica e chitarra elettrica (pezzo veramente notevole!) o l’apertura del lotto con “I Didn’t See It Coming” che grazie a un arrangiamento avvolgente e dolcissimo, ma non privo di un refrain centrale vibrante si lascia seguire con grande piacere.
Il miglior esempio dello stile presente del gruppo è senza ombra di dubbio la title track “Write About Love” dove le due voci vengono sorrette dal concatenarsi sontuosamente british di chitarrine zuccherose, tastiere seventies e batteria sincopata senza però mettere veramente a fuoco un’idea centrale del brano.
In conclusione “Write About Love” è un album che non deluderà i fan del gruppo e gli appassionati del genere lasciando però un senso di malinconia in tutti quelli che ancorano sperano di ritrovare un giorno i Belle And Sebastian di “Tigermilk” e del capolavoro insuperabile “The Boy With The Arab Strap”.